Aprile 27, 2024
A ECORANDAGIO ospitiamo e formiamo i giornalisti di domani

In questi giorni imperversa una tempesta di indignazione da parte di scrittori, intellettuali e lettori, scatenata contro la censura ai danni delle opere di Ronald Dahl nella riedizione curata da Puffin Books, d’accordo con gli eredi dello scrittore inglese, celebrato autore di romanzi per l’infanzia che hanno conquistato generazioni di piccoli lettori. Ma si tratta realmente di censura? E soprattutto chi si indigna lo fa avendo letto i nuovi testi o si limita a cavalcare un’onda senza averne contezza? E in tutto ciò qual’è il ruolo degli intellettuali davanti a operazioni di politicamente corretto o di cancellazione culturale?

Partiamo dalla ventilata censura a Roald Dahl

MicroMega titola: La censura dei libri di Roald Dahl è un triste inganno verso tutti. Per poi continuare cosi: “La censura dei libri di Roald Dahl da parte della casa editrice britannica Puffin, che ne ha modificato centinaia di espressioni e definizioni per adattarle al nuovo perbenismo, è un inganno perpetrato contro l’autore, l’opera e i suoi lettori.”

Famiglia Cristiana: “La notizia che l’editore inglese del grande autore abbia deciso di epurare i suoi testi da termini giudicati poco politically correct e anche di cambiare intere frasi ha suscitato l’indignazione degli scrittori. “E’ una pericolosa deriva censoria che potrebbe estendersi anche ad altre forme di arte”, ci ha detto Marco Balzano. “Dahl non si tocca” sostiene Icwa, l’Associazione italiana degli scrittori per ragazzi”.

E già quì siamo difronte a due indizzi interessanti. Non si commentano le modifiche, ma ci si indigna alla notizia che l’editore avrebbe deciso di epurare i suoi testi da termini politicamente scorretti. Ma andiamo avanti…

Roald Dahl censura: è davvero censura correggere termini misogini, razzisti, sessisti, senza alterare il senso dei suoi libri? Negro, Negri, Schiavi politicaly correct, cancel culture

La Repubblica: Paola Mastracola: “Riscrivere un libro è un atto di violenza inaudita”. Pierdomenico Baccalario: “Un editing offensivo per milioni di lettori”. Bianca Pitzorno: “Vieterò per testamento che i miei eredi cambino i miei testi”. Gli autori italiani per l’infanzia in rivolta.

Stessi toni per il Corriere della Sera che riporta anche un tweet dello scrittore Salman Rushdie «Roald Dahl non era un angelo, ma questa è un’assurda censura. Puffin Books e gli eredi di Dahl dovrebbero vergognarsi»

Ma siamo sicuri che quella attuata nei confronti delle opere di Roald Dahl sia censura?

Censura. Inganno, nuovo perbenismo. Pericolosa deriva censoria. Atto di violenza inaudita… …si avete letto bene: atto di violenza inaudita. Sic.

Prima di tutto chiedo aiuto alle Treccani per comprendere il senso della parola censura.

La censura è una forma di controllo sociale che limita la libertà di espressione e di accesso all’informazione, basata sul principio secondo cui determinate informazioni e le idee e le opinioni da esse generate possono minare la stabilità dell’ordine sociale, politico e morale vigente. Applicare la censura significa esercitare un controllo autoritario sulla creazione e sulla diffusione di informazioni, idee e opinioni.

fonte Treccani

Dunque siamo sicuri che aver corretto togliendo i riferimenti potenzialmente offensivi su genere, razza e peso sia un atto di censura? Se. E ribadisco se, il senso, lo stile, le idee dello scrittore restano integre?

Partiamo da un presupposto: La letteratura per l’infanzia, come le fiabe, contribuisce alla formazione morale dei bambini insegnando ciò che è giusto e sbagliato

Negli anni, tutte le fiabe hanno subito riscritture. La versione de La Sirenetta che mia nonna mi raccontava da bambino è profondamente diversa da quella che oggi viene letta ai bambini. Vi sfido a leggere a un bambino di oggi “Lo cunto de li cunti overo lo trattenemiento de peccerille” di Giovanbattista Basile. In esso sono contentue 50 fiabe medioevali in lingua napoletana. Tra queste: La Gatta Cenerentola, Cenerentola, La Bella addormentata nel bosco, Il Gatto con gli stivali, sono “riduzioni” riviste e corrette delle fiabe dello scrittore campano.

Vediamo alcune delle correzioni ai testi di Roald Dahl accusati di essere censura per farlo ho consultato il Daily Telegraph che ha segnalato le modifiche più significative.

Nel testo di Le streghe:

Le streghe sono tutte donne. Non voglio parlar male delle donne. In genere sono adorabili. Ma tutte le streghe sono donne: è un fatto. Di questo passaggio nella nuova edizione di Puffin Books è rimasta solo la prima frase. A un certo punto la nonna spiega al nipote che le streghe indossano guanti per nascondere di avere «lunghi artigli aguzzi e ricurvi» al posto delle unghie e parrucche per nascondere di essere calve. Lui le risponde che quindi tirerà i capelli a tutte le donne per riconoscere le streghe, e la nonna replica: Non dire stupidaggini. Non puoi tirare i capelli a tutte le donne che incontri, anche se portano i guanti. Provaci e vedrai. Nella nuova edizione britannica la risposta è diventata: Non dire stupidaggini. Peraltro ci sono molte altre ragioni per cui una donna potrebbe indossare una parrucca senza che ci sia nulla di sbagliato.

Altre modifiche simili riguardano espressioni che oggi sono percepite più o meno come sessiste. Alcune eliminano la sfumatura, altre ne aggiungono una nuova come nel caso di questo passaggio, sempre riferito alle streghe: Che faccia la cassiera in un supermercato o la segretaria in un ufficio… sostituito con: Che sia una grande scienziata o gestisca un’attività

La modifica è stata fatta per non citare due professioni associate alle donne in modo stereotipato, in particolare ai tempi in cui nelle società occidentali molte professioni erano di fatto riservate agli uomini. Siamo sicuri che tutto ciò rappresenti una “pericolosa deriva censoria”?

Correggere “Grasso”, “brutto”, “pazzo” è censura?

Sempre ne Le Streghe, la parola queer è stata sostituita con “strange, chambermaid, cameriera, con “cleaner”, addetto/a delle pulizie. In Matilda, l’espressione “padre e madre” è stata sostituita con “genitori”, mentre i riferimenti a Joseph Conrad e a Rudyard Kipling sono stati sostituiti con quelli a Jane Austen e a John Steinbeck. Ne La fabbrica di cioccolato, invece, l’espressione enormously fat” viene sostituita da “enormous, mentre è stato rimosso il passaggio che descriveva le abitudini degli Umpa Lumpa specificando che passavano ogni momento della loro vita arrampicandosi sugli alberi. 

Non è la prima volta che le opere di Dahl subiscono modifiche: l’autore stesso in alcuni casi avrebbe infatti cambiato le sue opere nel corso degli anni. Nella prima edizione della Fabbrica di cioccolato, ad esempio, gli Umpa Lumpa venivano descritti come “pigmei neri della giungla africana resi schiavi e deportati da Willy Wonka, in un’edizione successiva, verranno invece presentati come personaggi di fantasia.

Una riflessione sul policamente corretto, sulla cancellazione culturale e sul dovere dei giornalisti

Dahl scriveva per bambini bianchi, privilegiati e quasi sempre maschi. Le sue favole sono divertenti, a tratti ciniche, ma se vogliamo che continui ad essere letto resistendo ai tempi, non pensate che sia necessario se non doveroso, aggiornarle? Considerare sensibilità cambiate e un bacino di lettori completamente diverso?

Il processo editoriale che ha riguardato i libri di Dahl è lo stesso che riguarda favole come le fiabe di Basile, ma anche per esempio degli aggiornamenti biblici. Nessuno si scandalizza se la bibbia è continuamente modificata (come i vangeli o il Padre Nostro) eppure tutto ciò nasce dalla stessa urgenza: mantenere inalterata la sua accessibilità.

Chi vi scrive ha deciso di non dare giudizi su quanto avvenuto, ma ri riportare, per quanto possibile i fatti. Ma anche di porre delle domande. E’ davvero censura quella attuata? Siamo di fronte davanti al tanto famigerato politicamente corretto o piuttosto a un aggiornamento che tenga conto di una società dove le donne non fanno più solo le cassiere in un supermercato o le segretarie? E’ lecito ai giorni d’oggi non indicare più un bambino in sovrappeso come ciccione? O tener conto che ci saranno bambine e bambini di ogni colore (e per fortuna) a leggere quei libri e che quei bambini hanno dei diritti?

E soprattutto alla luce di queste correzioni qual’è il ruolo dei giornalisti, delle associazioni di categoria? Degli scrittori, degli intellettuali? Stracciarsi le vesti di dosso inneggiando a violenze “inaudite” commentando una notiza senza averla approfondita? O è forse andare a fondo, studiare i testi, porre delle domande. Chiedersi se un genitore oltre che preoccuparsi dell’indottrinamento dei propri figli… i libri li legge, li comprende ed è in grado di essere una guida alla lettura per il proprio figlio?

Ecco chi vi scrive soluzioni non ne ha. Ma posso insinuare un dubbio. Questo si.

Vi lascio la nota inserita nel colophon dei libri corretti, cioè nella pagina iniziale in cui sono indicati la data di pubblicazione e i detentori dei diritti d’autore. La nota dice:

«Le parole sono importanti. Le magnifiche parole di Roald Dahl possono trasportare in mondi diversi e far conoscere personaggi meravigliosi. Questo libro è stato scritto tanti anni fa e quindi ne rivediamo regolarmente il linguaggio per assicurarci che possa essere apprezzato da tutte le persone anche oggi».

e che, come capitato al sottoscritto, molti, ma molti anni fa, che le sue parole non diventino armi per ferirne la sensibilità. Almeno nelle fiabe.

Giovanni Scafoglio

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