Aprile 28, 2024
A ECORANDAGIO ospitiamo e formiamo i giornalisti di domani

#iorestoacasa. Non è un hashtag, è buonsenso, è prevenzione, è rispetto, è necessità. È ciò che bisogna fare per fronteggiare l’emergenza COVID-19.

Napoli è una città indisciplinata, insofferente, ribelle, anarchica, sfacciata, eppure pare aver capito che stavolta, per sopravvivere, deve stare quieta.

Scrittori, musicisti, registi hanno immaginato spesso scenari simili, qualcosa di apocalittico, un nemico potentissimo e “invisibile”. Ma la realtà, si sa, supera sempre la fantasia, ed eccoci a fare i conti, nel 2020, con pandemia e quarantena. E allora? La rete si spacca: o mangi, o ti alleni.

In questi casi si consiglia di mantenere la propria routine per non perdere la bussola, per mantenere il corpo in equilibrio nella bolla di un tempo che sembra sempre uguale.

Ho seguito il consiglio.

Sono le 5.00, il corpo dà la sveglia, il cervello è su on perché sazio di sonno, e gli occhi timidamente si schiudono sul soffitto. Con cautela la testa scrocchia prima su un lato e poi sull’altro, sbadiglio d’ordinanza e poi su le braccia, via le lenzuola e giù dal letto. Coreografia andata.

Fuori è buio, intorno c’è silenzio, la sveglia del vicino l’ho sentita due ore fa, ma lui lavora al mercato ittico, è normale.

Napoli, al tempo della quarantena da corona virus

La colazione è d’obbligo, scaldo il pancake preparato la sera prima, e metto su l’acqua per la tisana allo zenzero. L’acqua bolle mentre un profumo di mandorle e cacao mi stuzzica il naso, è tutto pronto. Mamma si è svegliata, le ho portato il caffè, papà si è già sbarbato, la casa prende vita. Nonostante non si esca e la vita sociale non preveda grandi eventi, è sempre bene prendersi cura di sé, e allora via di doccia, piega e skincare. Pronta per affrontare una nuova giornata. Di quarantena.

Si accende l’iMac, si mettono l’iPhone e il Kobo in carica, e si produce.

Articoli, letture, approfondimenti, arrivano i primi WhatsApp, mantengo il silenzio stampa fino alle 11.30. Abitudine di un’intervista non andata proprio nel migliore dei modi; ma quella è un’altra storia.

Inizio il conto dei caffè, siamo a 3 e sono appena le 8.30. Pessima abitudine!

Si sono svegliati anche i bambini dei vicini. E loro non hanno bisogno del caffè per carburare. Le mamme lo sanno. Fuori non c’è traffico, le saracinesche sono abbassate. Aperti supermercati, farmacie, ferramenta di quartiere e servizi. Il silenzio è irreale. Nemmeno a ferragosto la città è così. Per strada, van e rider per le consegne, e i pacchi si lasciano fuori al cancello.

Ogni tanto qualcuno avvia un flash mob al balcone, e via di Mameli, Azzurro, Meraviglioso, Pino Daniele, e, ovviamente, Abbracciame, perché se non si può fare almeno si può cantare.

C’è chi dice che tra nove mesi ci sarà il boom demografico, chi continua a ripetere che al termine della quarantena psicologi, nutrizionisti e matrimonialisti faranno affari d’oro, chi farà i conti col commercialista e chi li farà con sé stesso, perché in quarantena si ha molto più tempo per riflettere, per guardarsi allo specchio senza fretta, senza mentire.

La palestra è chiusa e bisogna fare movimento, perciò dalle 13.00 inizia lo zapping dell’informazione tra tv di Stato ed emittenti locali. Di tutto un po’, tanto ci pensa il web all’overdose di notizie. Come questo pezzo, trovato facendo swipe up da una seguitissima pagina Instagram, in una giornata da quarantena 2.0.

Dalla cucina arriva il profumo del menù del giorno: calamari in umido e patate “arruscate”, mentre il pane, sfornato dopo il quinto caffè, è già sul tavolo con qualche fetta a ingolosire me e papà. Il cozzetiello è per mamma. Rigorosamente.

E ora? Che si fa di pomeriggio in casa? Il tempo dei compiti è finito. Purtroppo! E il workout è in agenda domani.

Alla seconda lavatrice gli stendini chiedono pietà, al terzo giro di aspirapolvere persino il pavimento è disorientato, magari si potrebbe sistemare l’armadio e scoprirsi ferventi sostenitori della dottrina di Marie Kondo, replicare le ricette di MasterChef, diventare fitness addicted, leggere tutti gli eBook della libreria, fare la terapia del sonno, ripetere i makeup tutorial dei look di LadyGaga, iniziare la maratona Friends, insomma, non è che ci sia molto fare. Intanto Facetime mi salva anche stavolta, e parenti e amici tornano ad essere vicini, anche se solo virtualmente. Gli arcobaleni dei miei nipoti sono belli mille volte di più di quelli che spesso incorniciano il Vesuvio, ma so che sono un po’ di parte.

Ad un certo punto, quando penso di avere ormai solo tracce di sangue nel caffè, e ho organizzato tutti i file word presenti sulla scrivania, spostando l’organizzazione dei pdf a domani, ceno. Pizza. Fatta in casa, ovviamente. Oziare stanca più del fare, e con il terzo volume dell’Amica geniale cedo a Morfeo. Vorrei fosse solo un brutto sogno, ma così non è.

E allora #iorestoacasa anche domani. Tu?

Rosaria Morra

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