Aprile 18, 2024
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Con la fine del lockdown, il ritorno della movida sta suscitando non poche critiche. C’è una divisione tra chi sostiene che la vita notturna sia pericolosa perché potrebbe provocare un ulteriore picco di contagi e chi invece ritiene che sia una semplice conseguenza del “via libera”.  Tuttavia, è ovvio che i giovani siano mossi da un semplice bisogno di libertà.  Non è solo movida: è bisogno di leggerezza. Ciò non significa che essi siano autorizzati a comportarsi senza assennatezza. Le norme di protezione e di precauzione devono essere sempre rispettate per evitare di arrecare ulteriori danni  all’intera comunità. 

Con la fine del lockdown, il ritorno della movida sta suscitando non poche critiche. Ma non si tratta solo di movida: è bisogno di leggerezza.
Non è solo movida: è bisogno di leggerezza

Ma, al di là delle polemiche rivolte ai giovani assembrati nei luoghi pubblici o in coda a un bar per sorseggiare qualcosa, non si tratta solo di un mero ritorno della vita notturna. Quel che si evince è un desiderio di coesione e di aggregazione. Il nemico dal nome Covid-19 ha messo a dura prova la vita di ognuno di noi, provocando disordine alle nostre pratiche di vita quotidiana. Ci ha allontanati fisicamente da amici e parenti e ha seminato in noi un bisogno di presenza dell’Altro. In un’epoca di consumismo e di legami liquidi – così come li definirebbe il sociologo Zygmunt Bauman – si sta verificando – per certi versi – un’ “urgenza” di solidità.

Non sono bastate né videochiamate, né conversazioni virtuali per riuscire ad abbattere le distanze con le persone a noi più vicine. Persino l’irrinunciabile utilizzo dello smartphone sembra essere stato “riduttivo” rispetto al contatto fisico. Alcuni gesti simbolici come abbracciare e stringere la mano, adesso non sono più così scontati, anzi. Le persone mostrano un bisogno di gesti solidi, necessitano di “stare insieme”, inteso come stare l’uno accanto all’altro, guardandosi negli occhi.  E pensare che la vita nelle metropoli è sempre una continua corsa, gli individui si confondono tra di loro e gli spazi sono indifferenziati. Ora però, dopo giorni e giorni di quarantena, anche un minuscolo spazio all’aria aperta fa la differenza.

In realtà, il divertimento dei giovani cela un profondo senso di socializzazione. D’altronde, l’individuo non potrebbe esistere senza relazioni. La vita associata è parte di tutti noi. Ebbene, in ogni città le strade hanno ripreso a brulicare. Tra lavoro e uscite di svago la gente ha ripreso in mano la propria vita. A volte, anche arrancando.

Nella mia città, Napoli, ciò che mi ha colpita  in questi giorni di ripartenza, è stato lo sguardo della gente dinanzi al mare. Tra Marechiaro, Posillipo e Sorrento ho visto famiglie, coppie di innamorati e bambini respirare l’odore dell’acqua salata, come se prima d’ora non l’avessero mai fatto.

Qualche giorno fa, camminavo sul pietrisco di Marechiaro costeggiato dalla marea. Tirando su un sospiro di sollievo ho esclamato: ”Finalmente”. Una donna dallo sguardo gentile mi ha sorriso e facendo un cenno col capo ha sussurrato anch’essa: “Finalmente”.  Ecco, in quel gesto semplice ho colto un profondo bisogno di leggerezza comune alla gran parte della collettività. La leggerezza di una vita libera, senza catene. La leggerezza insita in quei piccoli momenti di vita quotidiana che spesso e scioccamente trascuriamo. Ciò non vuol dire ignorare la presenza di un nemico ancora in agguato. I comportamenti irresponsabili di chi non rispetta le norme di protezione e di distanziamento sociale, restano ingiustificati. Ma al grido di libertà, a quello no, nessuno può chiederci di restare in silenzio.

Emanuela Mostrato

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