Aprile 26, 2024
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In ginocchio per protesta. Tutti abbiamo imparato a conoscere questo gesto dopo i fatti legati all’omicidio George Floyd. Si inginocchiano i manifestanti che hanno invaso le città d’America per opporsi al razzismo e piangere la morte del 42enne afroamericano rimasto soffocato sotto il ginocchio di un poliziotto. Eppure in quanti conoscono l’origine di questo gesto e il triste paradosso di quella che è l’ennesima amara storia di un paese che adora i simboli, crea eroi ma che poi li abbandona, dimenticando troppo spesso l’uomo, oltre il gesto?

“Non starò in piedi per dimostrare il mio orgoglio per la bandiera di un paese che opprime i neri e le minoranze etniche. Per me è più importante del football, e sarebbe egoista guardare dall’altra parte. Ci sono cadaveri per le strade, e persone che la fanno franca”

Il gesto si deve a Colin Kaepernick, quarterback dei San Francisco 49ers, che pagò a caro prezzo quel gesto, il nativo di Milwaukee infatti non tornerà mai più sui campi della National Football League. Nessuna squadra della lega lo ingaggerà più abbandonandolo all’oblio. E non stiamo parlando di una “pippa qualunque” ma di un quarterback che ha giocato il Super Bowl del 2013 da titolare per San Francisco.

Per farvi capire è come se il capitano di una squadra che ha appena disputato la finale di Champion rimanesse di colpo senza ingaggio in nessuna delle squadre europee.

In ginocchio per protesta, la vera storia di Colin Kaepernick, giocatore di football americano, e inventore di questo gesto che gli costò la carriera.
In ginocchio per protesta

A tutto ciò si aggiunge poi l’ipocrisia della NFL (lega football americana), che in questi giorni ha insetito sul proprio sito “ritirato” suscitando le proteste del giocatore che dopo quel gesto durante la stagione 2016, è finito fuori dai giochi.

Ma a chi si ispirò a sua volta l’atleta?

Pare che l’idea gli sia stata suggerita da un suo amico marines. In effetti quello è proprio il gesto con cui i soldati sono soliti commemorare i propri compagni morti sul campo.

In ginocchio per protesta e ricordare George Floyd , la storia di Colin Kaepernick, inventore di questo gesto che gli costò la carriera.

Ma tale gesto, ci riporterà alla mente anche Martin Luther King, forse colui che per primo compì tale gesto in sengno di protesta contro la segregazione raziale.

In ginocchio per protesta e ricordare George Floyd , la storia di Colin Kaepernick, inventore di questo gesto che gli costò la carriera.
Martin Luther King In ginocchio per protesta

Ma come è possibile che un gesto del genere sia costata al carriera a un atleta americano?

Per gli americani la baniera è sacra. Talmente sacra che esiste un vero e proprio codice comportamentale anche quando si tratta di “metterla in pensione” poichè non può essere volgarmente gettata.

In quanto simbolo venerato di libertà e giustizia, la bandiera degli Stati Uniti d’America merita di essere trattata col massimo rispetto.

Questo rispetto si estende all’eventuale rilevamento o distruzione della bandiera.

Drew Brees, grande quarteback dei New Orleans Saints ha infatti criticato l’eventualità che tale gesto possa esser ripetuto prima delle partite dagli atleti della NFL.

Non sarei d’accordo. Per me la bandiera nazionale è sacra, e il suo fu un gesto che mi disturbò all’epoca. Kaepernick aveva tutto il diritto di parlare di un tema così importante, ma ci sono mille altri modi di manifestare il proprio dissenso, piuttosto che non rispettare la bandiera a stelle e strisce. Non sarò mai d’accordo con chi non rispetta la bandiera americana o il nostro Paese

Ma è una questione che non smetterà mai di “incendiare” letteralmente le opinioni degli americani. Dopo la scelta di Nike di utilizzare Kaepernick come testimone per il 30esimo anniversario della campagna ‘Just do it’, il Presidente americano Trump ha pesantemente attaccato la Nike bollandola di antipatriottismo e dichiarando che si tratta di un “Messaggio terribile usare il volto del giocatore come testimonial” lanciando poi L’hashtag #NikeBoicott.

Risultato? Foto e video contro il marchio diventano virali soprattutto l’immagine dei capi Nike in fiamme.

il Presidente americano Trump ha pesantemente attaccato la Nike bollandola di antipatriottismo e dichiarando che si tratta di  un "Messaggio terribile usare il volto del giocatore come testimonial" lanciando poi L'hashtag #NikeBoicott.

A dover di cronaca tengo a precisare che Colin Kaepernick, alcuni anni fa, ha intentato causa contro la NFL vincendo e ricevendo un risarcimento economico milionario.

Ma è davvero questo il finale che avrebbe voluto l’atleta americano? Non credo. Ancora oggi si allena 4 ore al giorno e chiede di poter tornare a “fare il suo mestiere”. Purtroppo la parte dell’America puritana e bigotta non glielo consente. L’ultima farsa è stata quello di convocarlo per un provino per verificare la sua idoneità, dandogli però solo 4 giorni di tempo per presentarsi.

Direte voi. Ma tanto è pieno di soldi che importa? Beh questa risposta possono darla, probabilmente, solo due tipi di persone: chi invidia tutti quei soldi e chi… …chi non è mai stato costretto nel pieno della propria carriera a rinuciare al più grande amore. Solo per aver creduto in un ideale ed essere divenuto un simbolo.

Giovanni Scafoglio

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