Ottobre 18, 2024
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Le sanzioni occidentali, imposte a seguito dell’invasione dell’Ucraina nel febbraio 2022, avevano lo scopo di limitare le esportazioni di petrolio della Russia. Nonostante queste restrizioni, la Russia ha continuato quasi indisturbata a vendere il suo petrolio. Ciò grazie a una flotta fantasma di navi cisterna, invisibile ai radar delle autorità internazionali. Questo sistema permette a Mosca di aggirare i blocchi imposti dalle potenze occidentali, garantendosi un flusso continuo di entrate.

Le sanzioni e la flotta fantasma della Russia per aggirarle

Prima dell’invasione dell’Ucraina, il petrolio russo veniva esportato principalmente grazie a navi cisterna di proprietà di compagnie occidentali. Tuttavia, a partire dal dicembre 2022, con l’introduzione delle sanzioni da parte del G7, dell’Unione Europea e del Regno Unito, queste esportazioni sono state severamente limitate. Le restrizioni proibivano l’uso di navi occidentali, assicurazioni o finanziamenti per l’esportazione di petrolio russo, a meno che non fosse venduto con un prezzo inferiore a quello di mercato.

Di fronte a queste difficoltà, la Russia ha risposto rapidamente, creando una flotta di navi registrate in Paesi non appartenenti al G7. E’ il caso delle Isole Marshall, sfuggendo così ai controlli. Grazie all’acquisto di navi cisterna di seconda mano, Mosca è riuscita a continuare le esportazioni, pur rimanendo formalmente al di fuori delle restrizioni legali.

La flotta fantasma della Russia: un’operazione fuori dai radar

Secondo un’inchiesta condotta dal Financial Times, la Russia ha costruito una flotta di oltre 400 navi cisterna, le quali movimentano circa 4 milioni di barili di petrolio al giorno. Queste navi operano fuori dalla portata delle sanzioni occidentali e generano miliardi di dollari in entrate per Mosca, finanziando in parte la guerra in Ucraina.

Questa flotta fantasma è resa possibile grazie alla complicità di imprenditori e intermediari occidentali. Le navi vengono acquistate da società costituite in paradisi fiscali e finanziate indirettamente da compagnie come Lukoil, il secondo produttore russo di petrolio. L’utilizzo di strutture societarie offshore, che includono Paesi come Dubai, permette di nascondere i veri proprietari delle navi e le operazioni che stanno dietro a queste transazioni, eludendo i controlli internazionali.

Complici occidentali e strutture offshore

L’indagine del Financial Times ha rivelato il coinvolgimento di imprenditori occidentali come John Ormerod, un contabile britannico di 74 anni, che ha acquistato diverse navi cisterna con fondi provenienti da Lukoil. Questi fondi sono stati canalizzati attraverso la società Eiger Shipping Dmcc, con sede a Dubai, che ha acquistato almeno 25 navi tra il 2022 e il 2023. Tali navi hanno movimentato oltre 120 milioni di barili di petrolio, generando un valore stimato di circa 7,2 miliardi di dollari.

Le operazioni sono perfettamente legali, poiché né Eiger Shipping né la sua società madre sono sottoposte a sanzioni. Questo sistema permette alla Russia di continuare a esportare petrolio e a evitare le restrizioni imposte dal G7, riducendo solo marginalmente le sue entrate petrolifere.

Le transazioni effettuate tramite Paesi come Dubai, che non sono vincolati dalle sanzioni del G7, permettono di aggirare le restrizioni occidentali. Le società registrate in questi Paesi non violano direttamente alcuna legge internazionale, poiché non fanno uso di navi o servizi finanziari provenienti da Paesi occidentali. Le sanzioni, progettate per colpire l’economia russa senza destabilizzare i prezzi globali del petrolio, hanno quindi lasciato spazio a queste scappatoie legali, consentendo la continuità delle esportazioni russe.

La capacità della Russia di mantenere attive le sue esportazioni petrolifere nonostante le sanzioni evidenzia l’ipocrisia dei governi occidentali

L’utilizzo di una flotta fantasma e di intermediari offshore ha permesso a Mosca di eludere le restrizioni e continuare a generare miliardi di dollari in entrate. La complessità di queste operazioni rende difficile per le autorità internazionali bloccare completamente il commercio di petrolio russo, evidenziando la necessità di una regolamentazione più rigida per prevenire ulteriori abusi di queste scappatoie, mette però anche in evidenza l’inefficacia delle sanzioni alla Russia e ipocrisia che caratterizza tutti gli attori coinvolti. Nessuno escluso.

Ginevra Leone

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