Aprile 28, 2024
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Il New York Times ha intentato una causa contro OpenAI e Microsoft per presunta violazione del copyright. Il cuore della questione ruota attorno all’uso di milioni di articoli del quotidiano da parte di OpenAI per “addestrare” ChatGPT ed altri servizi, creando un’intelligenza artificiale generativa che ora concorre direttamente con il Times.

New York Times vs ChatGPT

Questa mossa del Times si inserisce in un contesto più ampio di contestazioni legali volte a limitare il recupero di grandi volumi di contenuti online per l’addestramento di modelli di linguaggio artificiale. Professionisti del settore creativo, tra cui attori, scrittori e giornalisti, esprimono crescente preoccupazione per la possibilità che l’AI sfrutti i loro contenuti senza alcuna forma di compensazione.

La causa rappresenta un precedente significativo, poiché è la prima volta che una grande testata giornalistica si confronta legalmente con le aziende leader nel campo dell’intelligenza artificiale. La problematica principale riguarda l’uso del lavoro giornalistico del Times senza permesso o compenso, sfruttando un investimento significativo del giornale per sviluppare prodotti concorrenti.

Il Times ha richiesto di distruggere ogni modello di chatbot che ha usato il materiale del quotidiano

La causa del New York Times contro ChatGpt non indica una richiesta monetaria precisa ma osserva che OpenAI e Microsoft dovrebbero essere responsabili per “miliardi di dollari di danni” legati “alla copia e all’utilizzo illegale” del lavoro del giornale. Da qui la richiesta di distruggere ogni modello di chatbot che ha usato il materiale del quotidiano.

I modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM), che stanno alla base di strumenti come ChatGPT, apprendono da enormi quantità di testi recuperati da Internet. Questo processo permette loro di sviluppare capacità di predizione linguistica, imitando lo stile umano. Nonostante OpenAI, Microsoft e Google abbiano evitato di rivelare i contenuti dei modelli più recenti, è noto che versioni precedenti hanno incluso grandi quantità di materiale da media e cataloghi di libri.

Queste aziende sostengono che l’uso di tali informazioni rientri nel concetto di “uso equo”, permesso dalla legge sul copyright quando il lavoro originale viene modificato in modo sostanziale. Tuttavia, il Times sostiene che in alcuni modelli di GPT-4 di OpenAI siano stati trovati articoli copiati parola per parola.

A partire da agosto, almeno 538 media hanno adottato sistemi di blocco per impedire alle AI di “rubare” i propri articoli

Parallelamente, OpenAI ha iniziato a negoziare accordi con organizzazioni mediatiche per il pagamento dei contenuti. Ad esempio, a luglio è stato firmato un accordo con l’Associated Press. Intanto, la Federal Trade Commission (FTC) ha avviato un’indagine su OpenAI, per verificare possibili violazioni delle leggi sulla protezione dei consumatori. L’agenzia sta esaminando se l’azienda abbia adottato pratiche sleali o ingannevoli che potrebbero danneggiare la reputazione dei consumatori.

La questione New York Times vs ChatGPT solleva interrogativi più ampi sull’impatto dell’intelligenza artificiale sulla società e sulla necessità di una regolamentazione adeguata in questo campo emergente

La FTC sta esaminando le modalità con cui OpenAI affronta i rischi legati ai suoi modelli di intelligenza artificiale, con particolare attenzione alle potenziali conseguenze per i consumatori.

In un contesto correlato, Google ha lanciato Bard, il suo strumento di intelligenza artificiale in risposta a ChatGPT, ora disponibile in oltre 40 paesi, inclusa l’Italia. Questa escalation nel settore AI dimostra la rapida evoluzione e l’importanza crescente di questa tecnologia, sottolineando la necessità di un dibattito pubblico e di una regolamentazione attenta per bilanciare innovazione e rispetto dei diritti.

Francesca Rampazzo

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