E’ morto Daniele Segre, nato l’8 febbraio 1952 ad Alessandria e scomparso il 4 febbraio 2024, scorso. Segre è stato un eminente regista e fotografo, la cui carriera si è estesa per oltre tre decenni, marcando in modo indelebile il panorama del cinema documentario italiano. La sua opera si distingue per un approccio autentico e profondamente umano, concentrato su tematiche sociali, la vita lavorativa e le realtà marginalizzate della società.
Daniele Segre è riconosciuto per aver esplorato con sensibilità e acume le vite delle persone
Spesso immergendosi in contesti lavorativi o sociali di grande complessità e difficoltà. La sua capacità di narrare storie di vita reale, attraversando vari strati sociali e geografici dell’Italia, ha offerto uno sguardo non convenzionale e critico sulla realtà italiana, contribuendo a un dialogo più ampio sulla condizione umana e sulla giustizia sociale.
Tra i suoi lavori più significativi spiccano documentari come “Dinamite – Nuraxi Figus Italia” e “Asuba de su serbatoiu,” entrambi girati in Sardegna e dedicati rispettivamente all’ultima miniera di carbone ancora in attività in Italia e alla lotta dei lavoratori della Nuova Scaini di Villacidro. Questi documentari raccontano storie di resistenza e lotta delle comunità locali. Hanno messo in luce le difficoltà economiche e ambientali legate ai settori in cui operavano. Tutto ciò a riprova della capacità di Segre di cogliere le sfumature e le complessità delle tematiche trattate.
Il suo lavoro ha ricevuto riconoscimenti e apprezzamenti non solo a livello nazionale ma anche internazionale. Partecipazioni e premi in vari festival cinematografici. La sua dedizione nel raccontare storie di “realtà” ha contribuito a definire e arricchire il genere del cinema documentario in Italia, rendendolo uno strumento di riflessione sociale e culturale.
Daniele Segre è stato pionieristico nel documentare la cultura degli ultras nel calcio italiano
Lo ha fatto catturando l’essenza dei tifosi più appassionati nelle sue fotografie e nei suoi documentari fin dalla fine degli anni ’70. Il suo lavoro “Ragazzi di stadio” ha offerto uno sguardo unico e complesso sui sostenitori, mostrando la loro vita e la loro identità senza pregiudizi, raccontando storie di appartenenza, contrasto e passione attraverso il prisma del calcio e dei suoi cambiamenti sociali e culturali in Italia.
Daniele Segre con la sua visione artistica, la profondità dei suoi temi e la sua capacità di connettersi con le persone attraverso l’obiettivo ha sottolineto l’importanza del cinema come strumento di indagine e comprensione del mondo in cui viviamo.
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