Aprile 28, 2024
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Pensare che, nel 2023, ci sia una parata militare è un po imbarazzante. Ma la festa della Repubblica ci ricorda che tutto ciò è possibile. 

Il 2 giugno è appena passato e si porta dietro le criticità di ogni anno, è ancora giusto nel 2023 avere una parata militare?

Per esempio, anno MMXVIII, a Roma presero parte anche le bandiere e gli stendardi delle unità militari che prestarono servizio durante la prima guerra mondiale. Si scelse proprio quell’anno perché l’Italia commemorava la vittoria sull’Austria-Ungheria.

È giusto ricordare la guerra, ricordare ciò che è stato e ricordarci che, citando il sito del ministero, la storia del nostro Paese e delle sue Forze armate sono intimamente legate ma allo stesso tempo celebrare il culto della guerra mi ricorda molto la Corea del Nord. 

Noi ricordiamo il 2 giugno per la parata militare, non tanto per ciò che dovrebbe rappresentare realmente la festa della Repubblica, cioè il giorno più decisivo della nostra storia politica. 

Ricapitolando, la parata militare mi sembra una cagata assurda e se proprio devono farla che non coincida con quella data. 

Il vero lavoro di creare consapevolezza dentro i ragazzi lo fa la scuola e anche in modo davvero buono. Sono molto critico nei confronti del sistema scolastico ma su una cosa non sbaglia, a creare consapevolezza sull’orrore che è la guerra. 

Queste celebrazioni militari rischiano solo di normalizzare la guerra e di distruggere il lavoro fatto dagli insegnati sul ripudio di essa, rendendo così le persone affascinate.

Mi fa anche sorridere come la società la percepisca. Chiunque ti direbbe che in Nord-Korea utilizzano la parata militare come un’arma di indottrinamento verso la popolazione, mentre se parliamo dell’Italia, la si considera come qualcosa di positivo.

Se si scrive sui social “2 giugno” escono solo video di fazioni delle forze armate e nemmeno per sbaglio c’è una parola sul referendum che ci fu nella stessa data nel 1946.

Per questa inutile parata negli anni ’70, sospesero la festa per un giusto spirito antimilitarista, proprio a dimostrazione che ormai l’unica cosa che rappresenta è questa: celebrare le forze armate.

Sono anche faziosi i temi che emergono da questa festa, come questo bizzarro articolo dove si chiede di rivedere in tema repubblicano, o addirittura monarchico, il concetto di Patria, Nazione e Stato. 

Anche la Meloni ha tirato fuori il tema della Patria, definendola una dimensione di sacrifici che si compiono insieme per chi l’ha fatta prima di noi e per noi che lo facciamo verso gli altri.

Ma di che Patria si parla? 

Una patria dove le forze armate hanno menato una signora trans inerme, una patria dove viene revocato il patrocinio della regione al Pride,  una patria dove ancora non è concesso a tutti e tutte di potersi esprimere liberamente. 

Inizierò a credere nel concetto di Patria quando la patria tutelerà tutti e tutte, inizierò a credere al concetto di Patria quando sarà un reale motivo di coesione, inizierò a credere che sia necessario fare dei sacrifici per essa quando i sacrifici non li fanno sempre gli stessi, inizierò a credere nella Patria quando tutti e tutte avremmo gli stessi diritti, sia civili che sociali. 

Non è un caso che la giornata del 2 giugno sia caratterizzato da queste parole d’ordine, da un esercito militare che sfila solo concetti di “forza” possono emergere, solo parole d’ordine che ci abituano ad odiare il prossimo in nome di una “comunità”, che “comunità” non è.

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