Maggio 2, 2024
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A Napoli, Piazza Municipio, ieri mattina è divampata l’opera d’arte di Michelangelo Pistoletto, la Venere degli stracci. Verso le ore 5:30, l’opera, installata lo scorso 28 Giugno, è diventata un rogo. Il responsabile dell’incendio sarebbe un clochard fermato dalla Polizia municipale. Si parla anche di una presunta banda di ragazzini che avrebbe lanciato una gara sui social per distruggere l’opera. Perché non parlare invece di una colpa collettiva? Questi atti di vandalismo ai beni culturali, ci rendono colpevoli perché incapaci di difendere l’arte. La Venere degli stracci distrutta da una società da stracci.

La Venere degli stracci distrutta da una società da stracci. A Napoli, l'opera d'arte di Michelangelo Pistoletto è stata incendiata.

La contrapposizione tra bellezza e degrado

Il significato dell’opera di Pistoletto è la dualità tra bellezza e degrado. Un contrasto dolce amaro che, da un lato vede una divinità da venerare e ammirare, dall’altro vede le brutture della cultura dello scarto. Da questa fusione, dovrebbe prevalere la mastodontica bellezza della Venere. Si dovrebbe parlare di incendio inteso come il propagarsi di fiamme di cultura, di ri-generazione, di innovazione. E invece, si parla del saccheggio e della deturpazione di una Venere distrutta nel tentativo di comunicare ai passanti che il bene può vincere sul male. 

De Andrè canterebbe: ”Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori”. Bene, quegli stracci rappresentavano il letame, i detriti da cui sarebbero potuti nascere dei fiori. Ma quando la radice è inquinata e il terreno è arido, non c’è spazio per i fiori. Si fanno largo i rifiuti di una società che non sa curare, non sa preservare, ma sa distruggere con spietata indifferenza.

E tutto questo fa ancora più male perché accade in una città che rappresenta l’incarnazione della dualità tra bellezza e degrado. Non è un caso che l’autore abbia voluto impiantare a Napoli la Venere degli stracci. Per fare in modo che quegli stracci esortassero i passanti ad arginare i rifiuti e ad abbracciare l’arte. Quella Venere a Piazza Municipio intendeva tradurre le contraddizioni partenopee in possibilità. La possibilità di generare civiltà, rispetto, morale, cultura, turismo. 

Tutte possibilità divampate, umiliate, svilite, perdute.

“I detriti che stiamo creando non sono solo fisici, ma intellettuali, morali, sociali, politici. La società stracciona ha preso il sopravvento…è come un’autocombustione del lato peggiore dell’umanità”

Queste le dichiarazioni di Michelangelo Pistoletto poche ore dopo la notizia dell’incendio della sua opera d’arte. Lo scultore italiano ha affermato di aver reagito all’accaduto controllando le emozioni. Emozione e ragione, secondo Pistoletto, devono trovare un accordo, un’armonia. Lui quest’armonia l’ha trovata, mettendo da parte la rabbia e ragionando sociologicamente su una società stracciona, incapace di allontanare i detriti.

E noi quando la troveremo quest’armonia? Quando saremo capaci di controllare le emozioni negative cedendo il passo al buon senso? L’uomo, continua, con la sua forza bruta a voler imporre la distruzione sulla rinascita. Ma questi eventi non possono avere la meglio. Non c’è partita che l’arte e la cultura possano perdere. A perdere sarà sempre il male.

La Venere degli stracci deve ritornare lì dove è stata distrutta per ricordare che mentre la violenza distrugge, la cultura costruisce fondamenta sradicabili. A questo proposito, il Sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi ha affermato: “Rifaremo l’installazione e continueremo ad andare avanti in questo progetto di trasformazione della città, di realizzazione di arte pubblica.”

Speriamo che questo progetto preveda anche punizioni per chi deturpa l’arte e controlli serrati da parte delle forze dell’ordine al fine di garantire maggiore sicurezza al territorio e ai beni culturali.

Emanuela Mostrato

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