Aprile 25, 2024
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È chiaro come il nostro Paese sia ancora strettamente legato a convinzioni e tradizioni oramai obsolete. Non si da ai giovani lo spazio necessario per riscoprirsi e dare una svolta all’Italia, la quale si presenta come un paese estremamente ostile per questi ultimi. In questo modo, però, si mette a repentaglio il futuro stesso del Paese.

I dati statistici confermano come L’Italia sia un paese molto più favorevole per gli anziani piuttosto che per i giovani.

I dati dell’ Ocse di qualche anno fa hanno dimostrato come L’Italia, tra i paesi dell’organizzazione, sia il Paese con la quota più bassa di giovani tra i 15 e i 29 anni. Una quota che è diminuita drasticamente negli ultimi anni.

I dati affermano, inoltre, che l’Italia è il Paese europeo che spende di più per pagare le pensioni (poco meno di 270 mld di euro, pari al 16,8% del Pil), ed è invece al penultimo posto per quanto riguarda le risorse destinate al sistema scolastico. E questo è chiaramente un circolo vizioso dato che il sistema pensionistico oramai è in ’tilt’ da anni. Per il fatto che, quando c’erano più persone ‘giovani’ rispetto a quelle anziane, era, chiaramente, tutto molto più semplice. Ed era come un sistema dovrebbe essere.

Quando ci sono 10 persone che, lavorando, contribuiscono alla pensione di 3 anziani il sistema funziona. Ma quando ci sono 3 persone che contribuiscono alla pensione di 10 anziani… c’è qualcosa che non va. È un sistema nettamente sbilanciato. Ed è realmente un circolo vizioso… poiché la presenza nettamente inferiore di giovani è data anche e soprattutto da un netto calo delle nascite.

In questo modo si è creato un fortissimo squilibrio tra vecchie e nuove generazioni.

C’è anche un altro lato negativo: la denatalità. Il numero medio di figli per donna in Italia è 1.31, molto sotto al livello 2.1, cioè la media per un giusto equilibrio tra generazioni. In questo modo, i figli sono sistematicamente meno dei genitori e ancora meno dei nonni. Davanti a questo, bisogna rispondere attraverso delle scelte politiche adeguate, in modo da ridare vitalità e solidità ai processi di sviluppo del Paese.

Se invece, il tasso di natalità rimane molto basso, la spesa, in termini di pensioni e salute pubblica, diventa sempre più insostenibile. Questo perché la denatalità influisce pesantemente sulla produzione di ricchezza del Paese.

Nel 2021 è stato registrato il record più negativo delle nascite in Italia: 399,431 nuovi nascituri. Il grafico di Openpolis mostra come le nascite nel nostro Paese siano sempre più in calo dal 2008 ( tra il 2008 e il 2019 erano già calate del 27%). E, intanto, la popolazione più anziana continua a crescere, con 182,6 anziani per ogni 100 giovani.

In Europa, l’Italia è il Paese dove si diventa genitori più tardi, con l’età media di 31,3 anni.

L’Italia, insieme al Giappone, è il paese più longevo al mondo. Ma, nonostante questo, è il paese con maggior riduzione della presenza dei giovani. Per questo è il Paese con il più accentuato invecchiamento della popolazione. Chiaramente, l’essere uno dei Paesi più longevi al mondo è un fattore molto positivo. Ma questo è sostenibile, come menzionato poc’anzi, solamente se c’è una solida consistenza di giovani, i quali consolidano e accrescono la ricchezza e il benessere del Paese.

Si è arrivati ad un punto in cui c’è una bassissima presenza di giovani, che vogliono entrare in un mercato del lavoro che già li include poco. La disoccupazione giovanile in Italia è tra le più alte d’Europa, con il 25%. Su di loro cade, per di più, uno dei debiti pubblici più alti d’Europa. E, per questo, la tentazione di molti di lasciare il Paese per andare all’estero e cercare opportunità migliori si fa sempre più forte. E, da una parte, chi può dargli torto?

Un paese giovane può portare tantissimi benefici

Un Paese più giovane è chiaramente più dinamico, più innovativo e aperto al cambiamento, più interessato al futuro e più preparato agli inconvenienti. Rendono, in soldoni, il Paese più competitivo. Inoltre, i più giovani, hanno meno posizioni consolidate e interessi da difendere, rispetto alla popolazione più anziana, la quale, sotto questo punto di vista, si dimostra essere un pochino di più sulla “difensiva”.

C’è un tasso molto basso, anche per quanto riguarda l’investimento in politiche per la famiglia e la natalità. Bisognerebbe intervenire su due nodi principali: il primo che riguarda la difficoltà per i giovani di conquistare la propria indipendenza dalle famiglie originarie; secondo, quello di permettere loro di formare una propria famiglia.

Per giunta, a causa di diversi fattori insieme allo scarso investimento nelle scuole e nell’istruzione, nel nostro Paese un quarto degli alunni che iniziano le superiori non ottiene il diploma. E, ancora, chi lo ottiene, e poi, magari, si laurea, il più delle volte va all’estero.

In Italia gli over 65 sono 12 volte più ricchi degli under 30. E 1 giovane su 30 è a rischio povertà.

Questo è un’altro grosso problema. Un precedente rapporto dell’Ocse intitolato “A broken social elevator. How to promote social mobility.” afferma:

“Chi nasce in una famiglia a basso reddito impiega circa 150 anni per raggiungere la media del suo paese. […] In Italia sono necessarie cinque generazioni perché un bambino nato in una famiglia a basso reddito (tra il 10% più povero della popolazione) raggiunga il reddito medio nazionale.”

Nel 2019 i giovani a rischio povertà erano il 28,4%, ma dopo la pandemia questa percentuale è cresciuta, arrivando al 30%. Per le giovani coppie la soglia di povertà equivale ad un reddito medio mensile di circa 1100 euro. Per i singoli, la soglia va dai 552 ai 819 euro. Quindi non è affatto positivo il fatto che i giovani che si trovano in una condizione di povertà facciano fatica ad uscirne. Ci troviamo, ancora, in un circolo vizioso, dove i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri.

Cosa offrono le elezioni del 25 settembre ai giovani?

Secondo recenti sondaggi, il 36% dei giovani si dichiara indeciso riguardo al voto e non sa se andrà a votare. Bisogna tenere in conto, oltre a questo dato importante, che essendo un Paese prevalentemente anziano ( gli over 50 in Italia sono 26 mln) per i partiti non conviene più di tanto puntare sulle nuove generazioni. Eppure nei programmi politici si parla di svariate agevolazioni che si vogliono dare ai più giovani. Secondo alcuni, però, queste promesse sembrano sempre le stesse, troppo generiche e quasi utopiche. Secondo altri, bisogna votare semplicemente per fiducia.

Visto anche il problema di molti giovani fuori sede, per molti diventa estremamente difficile, se non impossibile andare al voto. Così, dal momento che noi siamo una minoranza al voto e tenendo sott’occhio gli ultimi sondaggi elettorali, ci rendiamo conto che molti di noi giovani si sentono particolarmente abbattuti. Io invito, comunque, tutti i giovani ad andare al voto… anche se significa votare quello che per voi risulta essere il meno peggio.

Anche se è un piccolo passo per farci sentire… non abbattiamoci. Tutto può sempre cambiare. Chissà cosa decideranno di fare i più giovani adesso.

Alexa Panno

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