Marzo 28, 2024
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Giornata mondiale contro l’Aids in 40 anni 35 milioni di vittime nel mondo e oltre 45mila in Italia. E’ ancora considerata una pandemia, ma la sensazione è che giorno dopo giorno, anno dopo anno, diventi sempre più un problema ai margini, dimenticato, sussurrato. Di Aids non si parla più e mentre i ricercatori continuano a cercare un vaccino che lo debelli, il perenismo e l’ipocrisia stanno vincendo la loro battaglia strisciante.

Perchè non si parla più di AIDS?

Ripetiamolo: Aids in 40 anni 35 milioni di vittime nel mondo e di queste in italia oltre 45.000 morti eppure quasi non se ne paela più. Perchè? Eppure per quelli cresciuti tra gli anni ’80 e ’90 l’Aids è stato un mostro che ci ha cambiati per sempre, ma nonostante tutto ce ne siamo dimenticati.

La data fissa nella mia mente è il 1992 quando vidi per la prima volta “The Photo That Changed The Face of AIDS”, la foto ritrae David Kirby in fin di vita, mentre esala i suoi ultimi respiri come un Cristo deposto su un letto, circondato dalla propria famiglia. Quella foto toccherà tutte le latitudini del mondo sotto la forma di una campagna pubblicitaria Benetton. Le critiche furono durissime, spesso ingiuste, ma l’impatto di quel ritratto su di me fu devastante, mi resi conto d’un tratto cosa era l’aids e cosa avrebbe comportato ammalarsi di AIDS. In tutta sincerità penso che quello scatto abbia salvato molte vite. Di certo più di certe campagne di informazione bigotte e anacronistiche che definirei ridicole se non fossero di un grottesco raccapricciante.

Giornata mondiale contro l’Aids in 40 anni 35 milioni di vittime nel mondo e oltre 45mila in Italia. Una pandemia in atto di cui non si parla
The Photo That Changed The Face of AIDS

Oliviero Toscani in quel periodo era art director di Benetton e il brand sotto la sua direzione intraprese una sere di iniziative di advertising (tra cui la rivista Colors) incentrate sui temi del razzismo, sulle differenze sociali dell’epoca e sull’epidemia di AIDS.

Aids per la Chiesa e i benpensanti è una malattia con il mirino

L’aids colpisce gli omosessuali. Questo veniva ripetuto e contemporaneamente si esortava a usare l’astinenza sessuale come protezione e non l’uso del preservativo, da sempre osteggiato dalla Chiesa cattolica. Ancora oggi, purtroppo, molte persone pensano che l’infezione da HIV riguardi quasi esclusivamente gli uomini che fanno sesso con uomini, i tossicodipendenti e chi fa sesso con partner occasionali o con molti partner. I dati italiani mostrano che la realtà è diversa. Infatti, i casi di infezione da HIV attribuibili a trasmissione eterosessuale nel 1985 rappresentavano solo l’1,7% del totale ed hanno raggiunto il 47,6% nel 2016, rappresentando così la modalità più frequente di trasmissione dell’HIV. Nello stesso periodo i casi attribuibili a trasmissione tra maschi che fanno sesso con maschi sono aumentati dal 6,3% al 38,0%


Viceversa, la proporzione di casi tra i consumatori di sostanze per via iniettiva è diminuita dal 76,2% nel 1985 al 2,8% nel 2016. Negli ultimi anni, i giovani di età 25-29 anni risultano essere i più colpiti, con il più alto rapporto tra nuovi casi di HIV e popolazione suscettibile (15,6 nuovi casi ogni 100.000 nel 2016).
In definitiva, quasi l’86% delle nuove diagnosi di infezione da HIV è conseguente ad una trasmissione per via sessuale. Per questo è essenziale avere sempre rapporti sessuali protetti con partner occasionali o di cui non conosciamo lo stato di salute, perché non esistono

Eppure è dalla fine degli anni ’90 che è chiaro che i più a rischio sono gli eterosessuali

Ne scriveva già La Repubblica nel 1999 eppure sembrano passati secoli se si pensa che il presidente americano Ronald Reagan pronunciò la parola aids una sola volta prima del 1987 e che l’anno successivo in Italia il ministro della sanità Carlo Donat Cattin dichiarò che “l’aids ce l’ha chi se lo va a cercare”.

L’uscita di Philadelphia, nel dicembre del 1993, ha segnato un momento di svolta nella narrazione della catastrofica pandemia di aids che ha investito il mondo all’inizio degli anni ottanta, perché l’ha portata a un pubblico di massa. Il film raccontava gli effetti catastrofici sulla comunità omosessuale: negli Stati Uniti, infatti, nel 1995 un uomo gay su nove era affetto da aids e uno su quindici era già morto, in quella che fu una effettiva decimazione della generazione di omosessuali nati negli anni cinquanta e sessanta. Prima di allora, infatti, solo una manciata di film indipendenti si erano occupati del tema, tra cui Parting glances di Bill Sherwood, girato nel 1984 e uscito faticosamente due anni dopo, e l’eccellente Che mi dici di Willy?, del 1990, diretto da Norman René.

Dallas Buyers Club

Per capire cosa fossewro i preconcetti dell’america dei primi anni della pandemia di Aids consiglio Dallas Buyers Club, una storia vera che narra le gesta di un uomo volgare, maschilista e pieno di preconcetti che che si mette contro la legge pur di tentare di rimanere vivo, lottando contro l’Aids. Cambiando ilsuo concetto stessodi virilità e di umanità, cosa che, ancora oggi, difficilmente accade a chi continua in malafede a nascondersi dietro concetti come castità e fedeltà come unica arma per sconfiggere l’aids. Il film ha ottenuto 6 candidature e vinto 3 Premi Oscar, 2 Golden Globes, ha vinto un premio ai Roma Film Festival, 3 candidature e vinto 2 Critics Choice Award, 3 candidature e vinto 2 SAG Awards, In Italia al Box Office Dallas Buyers Club

L’aids oggi

Dalla scoperta dei primi casi di Hiv (1981), si stima che la malattia abbia colpito 78 milioni di persone nel mondo e che 35 milioni di persone siano morte per malattie legate all’Aids. In attesa del vaccino, l’attenzione si concentra sul testing e sulla prevenzione, “anche attraverso la Profilassi pre-esposizione (Prep), una terapia farmacologica che si sta rivelando molto efficace nel prevenire il contagio in soggetti a rischio”, precisa Antinori. Quello che è importante, conclude Matteo Camporeale, vicepresidente della Croce Rossa Italiana, è che “non dobbiamo abbassare la guardia sull’Aids, perché, nonostante le diagnosi in Italia siano in calo, il numero dei contagiati tra i giovani cresce”. Solo nel 2021 il Telefono Verde AIDS dell’Istituto Superiore di Sanità ha ricevuto 6.219 telefonate da parte di utenti che hanno ricevuto consigli utili e indicazioni su dove effettuare il test.

Giovanni Scafoglio

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