Ottobre 6, 2024
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Immaginate la scena: l’ex presidente della Camera, Irene Pivetti, in fila alla mensa sociale con un grembiule addosso, che distribuisce pasti e dice: “Non mi lamento, la mia vita è gratificante.” Certo, perché chi non si sentirebbe appagato dopo aver navigato tra Ferrari e milioni di euro di evasione fiscale, per poi finire in un dormitorio a Monza? Benvenuti nell’Italia delle contraddizioni, dove il potere e l’umiltà sembrano essere due facce della stessa, assurda medaglia. Questa è l’Italia della “seconda Repubblica” dove l’ex terza carica dello Stato piange perché vive con mille euro al mese (dimenticando il sontuoso vitalizio che percepisce). Il pm, nel chiedere per l’ex presidente della Camera la condanna senza attenuanti generiche, ha spiegato che da lei è arrivata una “sostanziale mancanza di collaborazione”, nell’interrogatorio in indagini si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Povera Irene Pivetti condannata per evasione fiscale per un valore complessivo di 10 milioni di euro.

Pivetti condannata per evasione fiscale, “povera” innocente, fino a prova contraria

Per capire il paradosso di questa storia, bisogna fare un piccolo riassunto. Irene Pivetti, ex presidente della Camera dei Deputati. Volto noto della politica italiana, è stata condannata a 4 anni di reclusione per evasione fiscale e autoriciclaggio. Il cuore della vicenda? La vendita fittizia di tre Ferrari Gran Turismo e del marchio Isolani Racing Team, per un valore complessivo di 10 milioni di euro, operazioni orchestrate con l’intento di nascondere proventi al fisco​​.

Ma ecco che, dopo essere stata accusata di operazioni commerciali fittizie e di aver fatto sparire milioni sotto il naso dell’Agenzia delle Entrate, Irene si presenta al pubblico come la versione umile e redenta di sé stessa: “Vivo con mille euro al mese, lavoro in una mensa sociale e abito in un dormitorio. La mia vita è gratificante.” Ah sì, con le Ferrari che ormai sono un ricordo lontano, chi non troverebbe appagamento a coordinare una mensa sociale? Ma forse è proprio qui che sta il trucco: dal parlare di milioni a vivere di carità, il salto è più che notevole, ma resta da capire quanto sia credibile.

Una mensa sociale per redimersi?

Dalle Ferrari a servire pasti caldi ai meno fortunati, dimenticando il sontuoso vitalizio: sembra la trama di un film strappalacrime di redenzione, di quelli che passano su Canale 5 nel pomeriggio. Eppure, c’è qualcosa che non quadra. Quando Pivetti parla della sua vita attuale come di una scelta consapevole e gratificante, viene da chiedersi: cosa c’è dietro questa immagine, non è che è stata costruita a tavolino? Perché, diciamocelo, un giorno coordini operazioni commerciali da milioni e il giorno dopo ti ritrovi a vivere in un dormitorio di Monza? Davvero le istituzioni l’hanno privata dei mezzi di sussistenza, come sostiene lei, o è solo l’ennesimo tentativo di dipingersi come una vittima del sistema, mentre in realtà il passato e il presente si mescolano in un quadro ben più complesso e oscuro?

In effetti non si possono non notare delle contraddizioni

La parabola di Irene Pivetti potrebbe essere tranquillamente una puntata di Black Mirror: ex presidente della Camera, imprenditrice fallita, e ora “martire” sociale. La stessa persona che era accusata di manovrare milioni di euro con le stesse abilità con cui un illusionista fa sparire le carte, ora si racconta come vittima del sistema giudiziario e bancario, senza mai ammettere un errore. È una storia che urla al cielo l’assurdità delle nostre istituzioni e della nostra percezione pubblica.

E mentre le aule dei tribunali continuano a riempirsi di cause e ricorsi, il pubblico si gode lo spettacolo: una storia di potere, denaro e redenzione che sembra più una telenovela che una vicenda reale. Ma dopotutto, questa è l’Italia: il Paese dove puoi passare da avere milioni in Ferrari a distribuire minestra ai poveri, sempre mantenendo un sorriso compiaciuto sul volto. Perché, si sa, qui la realtà supera sempre la fantasia.

E così, tra un piatto caldo e un decreto di sequestro, Irene continua a cavalcare l’onda della contraddizione: miliardaria redenta o evasore in declino? L’unica certezza è che, nel nostro Paese, le storie più incredibili non si trovano nei libri, ma tra le righe delle cronache giudiziarie. E questo capitolo, cari lettori, sembra lontano dalla parola fine.

“Mai evaso tasse, sono perfettamente innocente”

“Questa è solo la fine del primo tempo. Non aspettavo nulla di diverso. Sono curiosa di vedere le motivazioni. Ricorreremo in appello e sono serena perché sono perfettamente innocente. Le tasse le ho sempre pagate. Ma qui l’oggetto del contendere è far passare la Pivetti per un evasore fiscale che non è,” ha dichiarato Irene Pivetti subito dopo la sentenza di condanna.

Certo, chi non si sentirebbe sereno con una confisca di oltre 3 milioni di euro e una condanna pendente? Quando hai navigato tra milioni e Ferrari, fare la fila in tribunale per dimostrare di essere “perfettamente innocente” deve sembrare una passeggiata nel parco.

Giovanni Scafoglio

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