I primi raccontano del dopoguerra, di quanto fosse bello scrivere lettere, di quanto fosse “più semplice” la vita ai loro tempi. I secondi sono nati assieme alla tecnologia, comunicano con messaggi crittografati e ballano al ritmo di musica rap.
Nonni e nipoti. Due mondi distanti che sanno coesistere alla perfezione
Quando un nonno incontra un nipote è come se l’inizio del secolo avesse l’opportunità di incontrarne la fine.
Il secolo passato è stato segnato da violente guerre e da un incredibile sviluppo tecnologico. Allora i cambiamenti sono stati così repentini e profondi da creare un gap generazionale non indifferente.
Non a caso il divario generazionale più significativo ha avuto luogo nel Novecento, quando la Generazione X, quella del baby boom, ha conosciuto uno stile di vita molto più agiato e favorito, soprattutto da un punto di vista economico.
Negli anni cinquanta del Novecento è avvenuta la prima grande spaccatura tra questi due mondi, che l’attuale contesto storico continua a favorire.
Il progresso e il cambiamento stanno diventando così incisivi e veloci da assicurare, sempre e comunque, una notevole differenza di pensiero e di stile di vita tra le generazioni, soprattutto le più distanti.
Nonni e nipoti, si sa, amano passare il tempo assieme
Amano imparare gli uni dagli altri, perché i nonni sono una fonte di saggezza e i nipoti sono una fonte di gioia. L’incontro tra due generazioni così distanti, in sintesi, crea un mondo del tutto nuovo, dove i valori più sani riescono ad emergere indisturbati.
Sin dal principio di questa sventurata sorte che ci è toccata, gli anziani sono stati definiti come i “soggetti più deboli”, coloro dai quali era necessario mantenersi distanti per evitare contagi e complicazioni.
Non a caso gli anziani sono stati coloro ad ammalarsi di più e più gravemente, soprattutto all’inizio della pandemia. L’idea che restassero soli in una stanza d’ospedale a combattere il virus era spaventosa, e per tale motivo è stato necessario prendere provvedimenti drastici. È stato infatti ribadito, più e più volte, che non era consigliabile far incontrare nonni e nipoti.
I giovani, dal loro canto, sono stati accusati (vuoi giustamente, vuoi ingiustamente) di essere la principale causa dell’aumento dei contagi. Questo perché a questi ultimi “piace la movida”.
Ciò ha comportato un ulteriore allontanamento, se non addirittura un conflitto, tra i due estremi
Le accuse fatte a carico dei giovani sono state troppo generiche e poco accurate. Si è diffusa sempre di più l’idea che i giovani stessero vanificando gli sforzi degli adulti e degli anziani.
Eppure, secondo le statistiche del Covid Economics, i giovani hanno vissuto (e stanno continuando a vivere, aggiungerei) un periodo di forte ansia, stress, mancanza di sonno e solitudine. Potrei anche evitare di citare il Covid Economics. Mi basterebbe riportare i discorsi che faccio con le mie coetanee. Noi che abbiamo silenziosamente rispettato tutte le restrizioni, noi che non mangiamo una pizza assieme da tempo immemore.
Insomma, le due categorie più delicate, gli anziani e i giovani, dalla cui unione entrambe le parti traggono benefici, sono state ulteriormente allontanate
Quand’è che questo divario riuscirà a colmarsi?
È difficile trovare una risposta a questa domanda. Sicuramente, non appena sarà meso un punto al capitolo “Covid”, nonni e nipoti potranno tornare a frequentarsi come prima.
Tutti speriamo di essere sulla via della guarigione definitiva. Tutti speriamo di poter tornare ad abbracciare e baciare i nostri cari.
Eliminati il distanziamento sociale e la paura di essere contagiati o di contagiare avremo finalmente la possibilità di colmare questo spazio tra di noi.
Dobbiamo riconoscere, però, che per evidenti fattori storici ed economici giovani e anziani, nonni e nipoti, saranno destinati ancora per molto ad essere considerati come agli antipodi.
Il progresso tecnologico e le condizioni sociali ed economiche sono in continuo mutamento. Stando ai dati, continueranno ad esserlo. Le seconde anche in negativo, le prime soprattutto in positivo.
Possiamo ipotizzare un futuro relativamente lontano in cui si saranno raggiunti una stabilità e un progresso tali da permettere che un gap generazionale di sessant’anni o più non sia determinante per lo stile di vita delle persone. Insomma, potremmo immaginare un così scarso progresso da supporre che l’adolescenza dei nonni possa essere la stessa dei nipoti, e che quindi mentalità e stile di vita possano essere riallineati… ma questa è una realtà molto distante dalla nostra, a tratti inverosimile.
Maria Francesca Ruscitto
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