Aprile 25, 2024
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L’indagine condotta dal Consorzio interuniversitario Almalaurea nel 2020 ha rilevato un netto gender gap. Su un campione di 291.000 laureati sono emerse le differenze tra laureati e laureate. Il divario riguarda le scelte di vita, il rendimento nello studio, il tasso di occupazione e di retribuzione. Tra i dati più significativi di questa ricerca, c’è quello riguardante i livelli retributivi. Sia ad un anno che a cinque anni dalla laurea, gli uomini guadagnano il 20% in più rispetto alle donne. Un dato scomodo, soprattutto considerando che da questa ricerca, le donne primeggiano su molti aspetti.

Le donne sono più performanti e più determinate rispetto agli uomini

Dalla ricerca Almalaurea, gli uomini saranno anche più pagati, ma le donne in quanto a determinazione non le batte nessuno. Le loro prestazioni scolastiche e universitarie sono superiori rispetto a quelle maschili. Il voto medio di diploma delle donne è 82,5/100. Mentre quello degli uomini è 80,2/100. Inoltre, l’80,7% delle donne frequenta percorsi liceali, rispetto al 68% degli uomini. Si pensi che nelle scelte formative, le donne sono poco condizionate dalla famiglia di origine. Questo denota il loro essere determinate indipendentemente dalle condizioni socio-economiche di partenza.

È facile smarrirsi quando il proprio contesto di riferimento non ha nulla da offrire e quando intorno a sé c’è poca cultura. È da coraggiosi invece sfidare le avversità e costruirsi un futuro all’altezza dei propri sogni. E sicuramente le laureate che guadagnano meno degli uomini di sogni ne hanno tanti. Ma per loro appare più difficile raggiungere una stabilità lavorativa. Devono sudare di più, dimostrare di più, aspettare di più. Ma perché? Perché in una società così avanzata, la parità di genere continua a regredire? Riscontrare tante differenze tra laureati e laureate è davvero triste.

“Una vera parità di genere non significa un farisaico rispetto di quote rosa richieste dalla legge: richiede che siano garantite parità di condizioni competitive tra generi”.

Queste sono le parole del Presidente del Consiglio Mario Draghi. Secondo quest’ultimo, per rilanciare il Paese occorre ristabilire l’equilibrio salariale. Però, stando a questa indagine condotta da Almalaurea, l’equilibrio è ancora lontano. Almeno in Italia, è così. Infatti, secondo il Global Gender Gap 2021, l’Italia è al 63° posto nella classifica dei 156 Paesi che mostrano il divario di genere. Nel 2020 l’Italia era al 76° posto, quindi un piccolo miglioramento c’è stato. Ma il lavoro da fare è ancora tanto.

Nella top ten del Global Gender Gap 2021, ci sono: Islanda, Finlandia, Norvegia, Nuova Zelanda e Svezia, Namibia, Rwanda, Lituania, Irlanda, Svizzera. Sono i paesi nordici dunque a torreggiare in termini di parità di genere. Questi paesi sono un modello per tutti i luoghi in cui vige la disparità tra maschi e femmine. 

Tornando all’indagine di Almalaurea, le differenze tra laureati e laureati emergono anche in merito al tasso di occupazione. Quest’ultimo è pari al 92,4% per gli uomini, mentre per le donne il tasso è dell’86% .Questo vuol dire che gli uomini trovano più facilmente un’occupazione rispetto alle donne. Nonostante siano meno determinati e meno costanti nei percorsi di studio. Allora, c’è qualcosa che non torna. E questo qualcosa è da cercare in una cultura maschilista a patriarcale. Una cultura che ancora vede l’uomo come l’unica figura che manda avanti la famiglia.

Le differenze tra laureati e laureati: il problema è la cultura

Anche le donne fanno sacrifici. Anche le donne si spaccano la schiena per mantenere casa e figli. Non è giusto fare ancora queste discriminazioni. Mentre gli uomini chiedono un aumento di salario e un maggior prestigio, le donne chiedono stabilità. Chiedono di fare carriera nel settore di lavoro che più le appaga. Senza dover aspettare chissà che cosa. Senza dover aver paura di non farcela. E pensare che c’è ancora chi chiede alla donna se vuole figli e famiglia. Come se fosse un problema da mettere in conto prima di offrirle un contratto. Il problema invece è la mentalità retrograda di molte persone. 

A proposito di carriera, anche qui i dati parlano. Il 3,9% dei laureati ricopre ruoli apicali contro il 2,2% delle laureate. Le differenze si palesano anche nello svolgimento di ruoli specializzati. Il 63,6% degli uomini occupa posizioni ad alta specializzazione contro il 61,7% delle donne. Ancora, un altro dato rilevante, ci dice che le laureate che scelgono di studiare all’estero sono in maggioranza rispetto ai laureati. Stesso discorso per la frequenza a tirocini curriculari e per la scelta di alternare il lavoro allo studio. Dunque, le differenze tra laureati e laureate sono purtroppo tangibili sotto vari aspetti.

Denunciare per cambiare lo status quo

Insomma, questi numeri sottolineano l’impegno e la dinamicità delle donne nel raggiungimento di obiettivi importanti. E nonostante ciò, le loro condizioni professionali continuano ad essere inferiori rispetto a quelle degli uomini. A questo proposito, dovrebbero intervenire le istituzioni affinché questo divario di genere possa abbattersi. La denuncia ha un senso solo se nei fatti lo status quo cambia. Per ora, il cambiamento è ancora lontano. 

Emanuela Mostrato

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