Love unmasked, amore smascherato… …ho bisogno di metterlo nero su bianco: l’amore ha bisogno di essere smascherato. Non ridete. Vi
siete mai chiesti cosa sia l’amore? Sono sicura di sì. Io non faccio che chiedermelo ogni giorno. La necessità di smascherare questo sentimento nasce da un’osservazione obiettiva e disincantata della realtà: “amore” è una parola abusata. Tutti ne parlano, tutti lo cercano, tutti lo vogliono, ma
sappiamo davvero cos’è?
Insomma, sappiamo cosa cercare e cosa aspettarci dall’amore?
Lo so bene cosa starete pensando, ossia che esistono molti tipi di amore: quello per gli amici, per i genitori, per i nonni e così via. Giustissimo. Qui, però, stiamo parlando di qualcos’altro. Stiamo parlando di un sentimento che, se analizzato nella sua assolutezza, è difficile da spiegare (quasi
ineffabile, in termini danteschi).
Insomma, è facile dire che si ama la propria mamma. È naturale. La madre è colei che ci mette al mondo, che ci cresce, che ci supporta e sopporta. Il legame che ci unisce alle nostre madri è concreto e risale ai nove mesi in cui ci prepariamo a venire al mondo: il cordone ombelicale. È facile dire che si ama il papà per motivi molto simili. È facile dire che amiamo i nostri parenti e i nostri amici. Non c’è nulla di complesso nell’ammettere il trasporto che proviamo nei loro confronti, ma quante volte nella vita vi è capitato di dire un “ti amo” al vostro partner e di sentirlo per davvero?
Adesso abbiamo abbandonato l’ambito familiare; ci stiamo spostando in acque inesplorate: stiamo parlando della scelta di donarsi in tutto e per tutto a un estraneo. L’amore non è un gioco, non è un siparietto. Oggi ti dico “ti amo” perché sei qui e non c’è nessun altro, oggi ti dico “ti amo” perché per adesso mi basti, oggi ti dico “ti amo” perché penso di amarti, oggi ti dico “ti amo” perché andare al cinema assieme e baciarci vuol dire che ci amiamo. Oggi ti dico “ti amo” e domani…? Domani non lo so. Domani tutto potrebbe cambiare. I più superficiali a questo punto abbandoneranno la lettura. Va bene.
Potrei essere tacciata di essere quel tipo di scrittrice che è disconnessa dalla realtà.
Una volta mi è stato detto: “E’ già tanto trovare qualcuno che ti sopporti. Tu credi in qualcosa di impossibile, di inesistente. Sei troppo ambiziosa”. Credo sia inutile specificare che lo intesi come un complimento. Quell’essere “troppo ambiziosa” agli occhi degli altri mi aveva appena spronato
a cercare meglio, con più attenzione. Dov’era l’inganno? Perché sentivo che non dovevo arrendermi?
Ho scoperto che il problema risiede nella ricerca dello stereotipo. Da sempre ci viene insegnato ad associare l’amore a determinate immagini: Cupido, i cuoricini, nuvole soffici, petali di rose, regali inaspettati, cene costose. Qualcuno ha azzardato paragonandolo a un coltello col quale frugare dentro se stessi, qualcun altro a una tempesta che
travolge e distrugge. Parliamoci chiaramente: sono tutte opzioni valide, sono tutte sfumature di uno stesso sentimento e sono tutte modalità che – in parte – ci permettono di viverlo, ma io la vedo diversamente.
Perché ci ostiniamo a voler dare una forma all’amore? Perché ci ostiniamo a volerlo etichettare?
Insomma, l’amore è rinomatamente qualcosa di speciale e unico, ma cos’è che gli conferisce questa sua specialità?
Da sempre cerchiamo con tutte le nostre forze di volergli dare un volto, di imporgli delle caratteristiche. Come se l’amore fosse una lista da spuntare. Come se a determinare chi ci ama per davvero dovessimo tenere conto di quante volte ci vengono donati dei fiori, quanto tempo si passa assieme, se il film andato in onda la sera prima è piaciuto o meno a entrambi.
Io dico che una volta calata la maschera della convenzionalità che attribuiamo ad Amore potremo scoprire la sua vera natura: amorfa, eterea, piena di sé, incredibilmente capace di plasmarsi a suo piacimento sulle anime prescelte, pronto a unirle in un modo unico e irripetibile.
Mi viene da citare un blockbuster di Guillermo del Toro alla fine del quale il narratore pronuncia delle parole significative: “Incapace di percepire la forma di Te, ti trovo tutto intorno a me. La tua presenza mi riempie gli occhi del tuo amore, umilia il mio cuore, perché tu sei ovunque”.
L’amore ingloba e trattiene. L’amore lega. Coloro che hanno la fortuna di sperimentarlo non possono fare altro che crogiolarsi nella sua stretta, sentendo che Amore aderisce perfettamente a ogni morbida curva del corpo e fluisce silenziosamente nel sangue, convogliando nel cuore.
Capiamo che Amore è con noi quando non facciamo un bel nulla per ribellarci, né tantomeno per contrastare la stretta della sua presa.
D’ora in poi non arrovellatevi sui concetti di “compatibilità” e “conoscenza”: concentratevi su voi stessi, provate a sentire con quanta forza il vostro cuore viene stretto dal sentimento.
E’ solo quando ci abbandoniamo volontariamente a esso, e lui riesce ad adattarsi in tutto e per tutto a noi, che scopriamo di non star recitando: i sensi si amplificano e la vita smette di essere un teatro, l’uomo un poor player. Siamo noi, siamo vivi, stiamo lasciando che il sentimento umili il nostro cuore, lasciamo che ci avvolga e ci stringa fino a spremerci del tutto, almeno fino a che non
ci resta più nulla da dare perché tutto è già stato dato.
Maria Francesca Ruscitto