Ottobre 18, 2024
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La moda delle sfide social continua a farsi largo tra i giovani adolescenti. Questa è la volta della pericolosa challenge Sex Roulette, una sfida nata a Belgrado, che consiste nell’avere consensualmente rapporti sessuali di gruppo con sconosciuti. Secondo le folli “regole” della challenge, i rapporti non devono essere protetti e a perdere è chi rimane incinta. A Roma ha perso una ragazza di 14 anni, che durante un incontro scolastico sull’educazione sessuale, ha confessato all’avvocata Marina Condoleo di essere al sesto mese di gravidanza a causa della Sex Roulette. 

Il legale ha raccontato che l’adolescente oltre a non conoscere chi fosse il padre, ha manifestato dispiacere per aver perso la challenge 

L’aspetto incredibile di queste allarmanti sfide social è proprio il fatto che i ragazzi che ne prendono parte non sono affatto consci dei pericoli a cui vanno incontro. La loro preoccupazione è semplicemente uscirne vittoriosi da queste web challenge. Attraverso la pubblicazione di video e foto cercano visibilità, like e follower sui loro account social. Vogliono dimostrare agli altri di essere “potenti”, di non avere paura e di poter essere accettati all’interno della loro community. 

Le web challenge cominciano appunto online: le persone vengono aggiunte a chat private, come Whatsapp o Telegram. In queste chat si comunica la sfida, poi ci si dà appuntamento per eseguirla e per condividere con i propri follower le immagini della challenge. Immagini che spesso diventano virali e che influenzano altri adolescenti a partecipare a queste terribili sfide. 

Nel caso della Sex Roulette, gli appuntamenti avvengono tra giovani minorenni che si accordano per avere rapporti sessuali di gruppo non protetti. Chi partecipa a questa pericolosa challenge non può guardare negli occhi il proprio o i propri partner, poiché secondo le regole del “gioco” gli incontri erotici devono svolgersi con gli occhi bendati. 

Oltre al rischio di incorrere in una gravidanza indesiderata, vi è ovviamente il pericolo di contrarre malattie sessualmente trasmissibili che possono provocare danni permanenti. E poi ci sono le conseguenze psicologiche, poiché si tratta di ragazzi che inconsapevolmente mettono a repentaglio la loro salute fisica e mentale e che corrompono la costruzione della loro identità.

Come contrastare il fenomeno delle web challenge?

Prevenire le web challenge è possibile e lo si può fare solo richiamando l’attenzione delle famiglie, delle scuole e delle istituzioni. I genitori dovrebbero innanzitutto instaurare un legame di fiducia e di dialogo con i loro figli. Sapere chi frequentano, dove sono quando escono con gli amici, stabilire insieme ai loro ragazzi delle regole per un utilizzo misurato e consapevole dei social.

Controllare ossessivamente non è di certo la soluzione, poiché va fatto un “lavoro” preventivo di costruzione di un rapporto trasparente, in cui il figlio possa sentirsi libero di esporre difficoltà e/o di manifestare un disagio. 

“Una figlia non la si conosce, nella sua crescita, né con un camper né con uno smartphone, ma con con strumenti più complicati e faticosi, fatti di ascolto, di confronto anche aspri, di silenzi, di litigate, di abbracci e di consolazione. Tutto in presenza, senza la furbizia di scegliere la strada più breve e comoda.” (Paolo Crepet, Lezioni di sogni)

Non è sempre semplice scegliere la strada da percorrere, talvolta i genitori non riescono a trovare metodi educativi per accompagnare i propri figli nel loro percorso di crescita, né per prevenire comportamenti anomali derivanti dall’uso incontrollato dei social.

A maggior ragione le autorità e le scuole, dovrebbero intervenire al fine di garantire una maggiore tutela dei minori nell’utilizzo di Internet. 

Per contrastare il fenomeno delle challenge social sono dunque importanti i programmi educativi nelle scuole, proprio come quello che ha permesso all’avvocata Marina Condoleo di scoprire che una ragazzina di 14 anni fosse incinta per aver preso parte alla folle Sex roulette. Il programma in questione si chiama Legal Love e ha l’obiettivo di sensibilizzare i giovani alla legalità, all’affettività e al rispetto della diversità. 

Bisognerebbe però sensibilizzare anche gli adulti, poiché se prima non viene contrastata la deriva educativa che attanaglia la nostra società, sarà alquanto complesso impedire la diffusione delle challenge e i conseguenti pericoli. Basterebbe cominciare a vietare l’utilizzo dei telefoni in classe, proibire ai minori di 14 anni di avere uno smartphone e inventarsi altro per riempire il tempo dei ragazzi che non può essere scandito solo dalla tecnologia.

Gli stessi adulti però dovrebbero dare un buon esempio per poter risultare credibili e autorevoli. Se prediligono il controllo digitale piuttosto che il confronto faccia a faccia, se preferiscono perdere ore sui gruppi scolastici whatsapp invece di ascoltare i loro figli, se sono i primi a fare incetta di social network, se assecondano ogni richiesta anziché opporsi, di certo sarà difficile disegnare un futuro educativo migliore per i giovani adolescenti.

Il problema non è quindi il digitale in sé ma il digitale che in-trattiene e seduce: riduce il mondo a schermi e metti i corpi all’angolo. Non siamo fatti per essere messi all’angolo ma al mondo, non siamo chiamati a una vita «angusta», ristretta e ansiosa, ma «augusta», ampia e coraggiosa.” (Alessandro D’Avenia, Ultimo banco)

Chi è chiamato ad educare dovrebbe avere la premura di esporre i ragazzi alla bellezza del mondo e non alla ristrettezza di uno schermo. Tutto può cominciare e cambiare percorrendo una direzione educativa piena di senso e di “sensi”.

Emanuela Mostrato

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