Ottobre 18, 2024
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Il Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Milano, sotto la guida dei PM Paolo Storari e Valentina Mondovì, ha eseguito un sequestro preventivo d’urgenza di circa 121 milioni di euro nei confronti della filiale italiana di Amazon, colosso dell’e-commerce. L’accusa principale è una presunta frode fiscale, connessa a un sofisticato sistema di sfruttamento della manodopera.

Il sistema di “serbatoi di manodopera”

L’indagine attuale ricalca uno schema già noto in altre inchieste condotte dal PM Storari. Al centro vi sono i cosiddetti “serbatoi di manodopera”, un meccanismo attraverso il quale grandi aziende ottengono tariffe altamente competitive per i loro servizi di logistica, affidandosi in modo irregolare a cooperative, consorzi e società filtro. Questo sistema non solo consente di ridurre i costi, ma è anche associato a gravi forme di sfruttamento del lavoro.

Il modus operandi descritto nell’inchiesta su Amazon Italia è stato riscontrato anche in altre indagini riguardanti aziende come DHL, GLS, Uber, Lidl, Brt, Geodis, Esselunga, Securitalia, UPS, GS del gruppo Carrefour e GXO. Ad esempio, il 2 luglio scorso, un sequestro di quasi 84 milioni di euro è stato effettuato a carico di queste società. In tutti questi casi, l’accusa comune è l’utilizzo di false fatture e l’evasione dell’IVA, nonché la mancata corresponsione di contributi previdenziali e assistenziali.

Dettagli dell’indagine su Amazon Italia

Il sequestro nei confronti di Amazon Italia Transport Srl, con sede in viale Monte Grappa a Milano, rientra in un quadro più ampio di inchieste coordinate dalla Procura milanese, guidata da Marcello Viola e dalla procuratrice aggiunta Tiziana Siciliano. L’obiettivo principale è il contrasto della somministrazione illecita di manodopera, fenomeno che ha comportato rilevanti perdite per l’erario e ha colpito migliaia di lavoratori.

Le indagini hanno rivelato come i lavoratori venissero trasferiti da una società all’altra, tutte formalmente assunte da società filtro o consorzi che omettevano sistematicamente il versamento dell’IVA e dei contributi. La Procura ha chiarito che molte imprese coinvolte hanno risarcito le somme contestate, versando complessivamente circa mezzo miliardo di euro all’erario. Aziende come DHL, GLS, Esselunga, Brt e UPS hanno pagato importi significativi e sono state costrette a internalizzare i dipendenti, stabilizzando circa 14.000 lavoratori e aumentando lo stipendio a 70.000.

La frode fiscale e i soggetti coinvolti

Secondo le ipotesi investigative, la frode fiscale deriverebbe dall’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, legate a fittizi contratti di appalto per la somministrazione di manodopera. I responsabili indagati per questa presunta frode, che sarebbe avvenuta tra il 2017 e il 2022, sono Gabriele Sigismondi, Adriano Susta e Jason Miller, oltre alla stessa Amazon Italia Transport Srl. La frode avrebbe avuto effetti anche sulle dichiarazioni IVA del 2023.

Sono attualmente in corso diverse perquisizioni nelle province di Milano e Torino, nei confronti delle persone fisiche e giuridiche coinvolte. Queste azioni includono la notifica di informazioni di garanzia in tema di responsabilità amministrativa degli enti, in relazione agli illeciti penali commessi dai dirigenti della società.

Francesca Rampazzo

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