Novembre 5, 2024
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Thomas Friedman, prestigiosa firma del New York Times e tre volte premio Pulitzer, aveva previsto con estrema precisione l’attacco missilistico iraniano a Israele avvenuto recentemente. In un suo articolo, Friedman aveva anticipato non solo l’orario dell’attacco, ma anche il numero di missili e gli obiettivi principali, tra cui la base del Mossad vicino a Tel Aviv e due basi aeree nel Negev. Questo dimostra la penetrazione dell’intelligence israeliana all’interno del regime iraniano, sottolineando come le Guardie Rivoluzionarie abbiano operato indipendentemente dalle forze armate regolari​. Un esempio di grande giornalismo che ha previsto l’attacco Iran Israele.

Thomas Friedman poco prima dell’attacco dell’ Iran ai danni di Israele

“Forse stiamo per entrare in quello che potrebbe essere il momento più pericoloso nella storia del Medio Oriente moderno: una guerra a colpi di missili balistici tra Iran e Israele, che quasi certamente porterebbe gli Stati Uniti dalla parte di Israele”, scriveva Friedman nel suo articolo, pubblicato poche ore prima dell’attacco.

L’attacco iraniano, descritto da Friedman come imminente, si è verificato alle 19:30 in Israele, esattamente come previsto. Friedman aveva indicato che sarebbero state due le ondate di missili balistici, con 110 missili ciascuna. Sebbene in realtà ci siano state tre ondate, il numero di missili effettivamente lanciati — circa 200 — è stato quasi perfettamente predetto. Il giornalista aveva anche segnalato i principali obiettivi dell’attacco: il quartier generale del Mossad vicino a Tel Aviv e due basi aeree israeliane, Nevatim e Khatzirim, situate nel deserto del Negev. Le ricostruzioni confermano che proprio questi siti sono stati colpiti.

Il ruolo chiave dell’intelligence israeliana

Nel suo aggiornamento successivo, Friedman ha approfondito ulteriormente l’argomento, elogiando la capacità dell’intelligence israeliana di anticipare l’attacco con una precisione straordinaria. “La capacità di Israele di anticipare l’attacco iraniano e di indicare l’ora precisa, e il fatto che si sia trattato di un’operazione delle guardie rivoluzionarie — e non delle forze armate iraniane regolari sotto il comando del nuovo presidente — dimostra quanto profondamente il Mossad, il comando informatico di Israele, l’Unità 8200 e l’aeronautica israeliana siano penetrati nel regime iraniano”, ha scritto.

Questo livello di infiltrazione, secondo Friedman, è stato fondamentale non solo per la difesa di Israele, ma anche per la capacità di dissuadere ulteriori attacchi. Le Guardie Rivoluzionarie hanno agito senza informare il presidente iraniano, Masoud Pezeshkian, dimostrando le profonde spaccature all’interno del regime. “Nessun leader iraniano può più fidarsi di un altro”, ha aggiunto Friedman, sottolineando il caos all’interno della leadership iraniana e l’incapacità di unificare le decisioni militari.

Attacco Iran a Israele ora l’escalation?

Un elemento chiave che emerge dalle osservazioni di Friedman è che, nonostante la gravità della situazione, Israele ha cercato di evitare un’escalation verso una guerra totale con l’Iran. “Gli israeliani insistono sul fatto che non vogliono una guerra balistica su larga scala con l’Iran”, ha spiegato il giornalista, aggiungendo che Israele si è rivolto agli Stati Uniti affinché questi ultimi agissero da mediatori per impedire che la situazione degenerasse ulteriormente.

Friedman ha riportato che gli israeliani volevano far sapere chiaramente all’Iran che un attacco missilistico avrebbe potuto mettere a rischio l’intero programma nucleare iraniano. “L’Iran potrebbe mettere a rischio il suo intero programma nucleare se questo attacco missilistico dovesse andare in porto”, ha avvertito, spiegando che l’obiettivo degli israeliani era di inviare un segnale forte, senza però precipitare in un conflitto di dimensioni devastanti.

Conseguenze future

Secondo Thomas Friedman, il regime di Teheran rischia di trovarsi in una situazione ancora più precaria, con crescenti divisioni interne e un presidente escluso dalle decisioni cruciali. Il fatto che le Guardie Rivoluzionarie abbiano orchestrato l’attacco senza informare Pezeshkian mostra quanto il potere si stia frammentando all’interno del regime.

“Israele non vuole scatenare questo tipo di guerra contro l’Iran per eliminare definitivamente il suo programma nucleare”, sostiene Friedman, andando contro le opinioni di molti analisti che credono che Israele stia cercando una resa dei conti definitiva. Secondo il giornalista, una guerra di missili balistici sarebbe devastante anche per Israele, poiché nessun sistema di difesa può garantire di intercettare tutti i missili lanciati.

La previsione di Friedman è che il conflitto potrebbe sfociare in una destabilizzazione interna dell’Iran, con nuove rivolte popolari che metterebbero ulteriormente a rischio il regime. “Il video postato da Netanyahu, in cui promette al popolo iraniano che sarà libero molto prima di quanto si pensi, è un chiaro avvertimento al regime”, ha scritto Friedman, suggerendo che Israele stia cercando di influenzare non solo la politica militare iraniana, ma anche l’opinione pubblica interna.

L’articolo di Thomas Friedman ha offerto una visione estremamente lucida e dettagliata su un attacco che ha rischiato di trasformarsi in una guerra devastante tra due potenze regionali. La precisione della sua previsione ha dimostrato l’efficacia dell’intelligence israeliana, ma ha anche sollevato interrogativi su quanto fragile sia la situazione in Iran. Con l’Iran e Israele sull’orlo di una guerra totale, la vera sfida sarà capire se una soluzione diplomatica possa ancora evitare un conflitto nucleare su larga scala.

Ginevra Leone

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