Dopo essere arrivata ultima nella gara dei 100 metri, l’atleta afghana Kimia Yousofi ha sfruttato l’occasione per mandare un potente messaggio in mondovisione. Sebbene fosse consapevole di non avere speranze di passare il turno, ha utilizzato la visibilità dell’evento per denunciare la situazione delle donne in Afghanistan. Con questo gesto l’atleta afghana Kimia Yousofi ci ricorda il dramma delle bambine afghane dimenticate, dimostrando ancora una volta che esistono bambini di serie A, B e di serie C per un’opinione pubblica sempre più vittima della “distrazione di massa”.
La denuncia di Kimia Yousofi
Kimia Yousofi, una dei sei atleti giunti a Parigi per rappresentare l’Afghanistan, ha concluso la sua batteria dei 100 metri con un tempo di 13″42, arrivando ultima. Tuttavia, l’importanza della sua partecipazione non risiedeva nel risultato sportivo, ma nel messaggio che ha voluto trasmettere. Dopo aver tagliato il traguardo, ha mostrato alle telecamere il suo pettorale su cui erano scritte tre parole in inglese con i colori della bandiera afghana: “Education” (istruzione) in nero, “Sport” in verde e “Our rights” (i nostri diritti) in rosso.
“Le donne in Afghanistan vogliono diritti fondamentali”
Nelle interviste post-gara, Yousofi ha dichiarato: “Penso di dovermi sentire responsabile nei confronti delle ragazze afghane perché non possono parlare. Non mi occupo di politica, faccio solo ciò che ritengo giusto. Qui posso parlare con i media ed essere la voce delle ragazze afghane. Vi dico cosa vogliono: vogliono diritti fondamentali, istruzione e sport. Negli ultimi due anni, la possibilità di decidere della propria vita è stata tolta loro. Questa è la mia bandiera, questo è il mio Paese, questa è la mia terra e per questo mi batto affinché qualcosa cambi”.
La situazione delle donne in Afghanistan
Le donne in Afghanistan hanno sofferto enormemente da quando il Paese è stato conquistato dai talebani nell’agosto 2021. Il regime talebano riconosce solo gli uomini, al punto da ritenere “scandalose e immorali” le competizioni femminili e da non trasmettere le gare femminili delle Olimpiadi di Parigi 2024. Secondo un rapporto delle Nazioni Unite del 2023, l’Afghanistan è attualmente la nazione più repressiva al mondo nei confronti delle donne, private di quasi tutti i loro diritti fondamentali.
La storia di Kimia Yousofi
La vita di Kimia Yousofi è un esempio di coraggio e determinazione. Nata nel 1996 a Mashhad, in Iran, da genitori fuggiti dall’Afghanistan durante il precedente governo talebano, Yousofi ha iniziato a emergere nel 2012, quando ha vinto una selezione di talenti riservata alle ragazze immigrate afghane in Iran. Successivamente è tornata in Afghanistan per allenarsi, con l’obiettivo di partecipare alle Olimpiadi, traguardo raggiunto nel 2016 e nel 2021, dove ha avuto l’onore di essere portabandiera del suo Paese.
Quando i talebani hanno ripreso il controllo dell’Afghanistan, Yousofi si è trasferita definitivamente in Australia con l’aiuto di funzionari locali e del Comitato Olimpico Internazionale. Nonostante avrebbe potuto far parte della squadra olimpica dei rifugiati, ha scelto di rappresentare l’Afghanistan per la terza volta, per inviare un messaggio di speranza e resilienza al mondo intero.
La partecipazione di Kimia Yousofi alle Olimpiadi va oltre lo sport: rappresenta una battaglia per i diritti delle donne afghane. Il suo coraggio e la sua determinazione sono un esempio per tutti, dimostrando che lo sport può essere un potente veicolo di cambiamento sociale.
Cristina Ferrari
Leggi anche