Ottobre 8, 2024
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Il 10 agosto 1944, Milano fu teatro di un evento che avrebbe segnato indelebilmente la memoria collettiva della città e dell’Italia intera: la strage di piazzale Loreto. In questa data, quindici partigiani furono brutalmente fucilati su ordine delle forze di occupazione tedesche, in un atto di rappresaglia che non solo mirava a punire la Resistenza, ma anche a terrorizzare l’intera popolazione civile.

Contesto storico e motivazioni della Strage di piazzale Loreto

L’eccidio fu orchestrato dal capitano delle SS Theodor Saevecke, responsabile della sicurezza tedesca a Milano. Il pretesto per questa azione fu un attentato avvenuto l’8 agosto in viale Abruzzi, dove un camion tedesco fu danneggiato da un’esplosione, senza però causare vittime tra i militari tedeschi. Nonostante l’attentato non avesse avuto conseguenze dirette per l’esercito occupante, la decisione di procedere con la fucilazione di quindici prigionieri, detenuti nel carcere di San Vittore, fu presa come atto di rappresaglia e intimidazione.

Il luogo scelto per l’esecuzione, piazzale Loreto, non fu casuale

Questo spazio, situato in una zona nevralgica della città, era attraversato ogni giorno da migliaia di lavoratori pendolari. La scelta di esporre i corpi delle vittime sul marciapiede per l’intera giornata aveva l’obiettivo di infliggere una violenza psicologica alla popolazione, dissuadendola dal sostenere la Resistenza. Le vittime furono selezionate tra i prigionieri politici di San Vittore, appartenenti a diverse formazioni partigiane. Tra loro, uomini di età compresa tra i 20 e i 51 anni, accomunati dalla volontà di combattere per la libertà del Paese. I loro nomi sono oggi ricordati come simboli del sacrificio per la liberazione dell’Italia.

La brutalità della strage non solo accese un odio profondo contro i nazifascisti, ma rafforzò la determinazione della Resistenza italiana. L’episodio di piazzale Loreto si inserisce in un contesto di crescente repressione nazifascista che, nel tentativo di arginare l’avanzata partigiana, intensificò gli atti di violenza contro i civili.

Nonostante il forte impatto emotivo dell’evento, per molti anni la memoria della strage rimase parzialmente offuscata

Solo nel dopoguerra, con l’emergere di testimonianze e ricostruzioni storiche, si cominciò a comprendere pienamente la portata di questo crimine. Oggi, piazzale Loreto è uno dei luoghi simbolo della Resistenza a Milano, e ogni anno, il 10 agosto, si tengono cerimonie commemorative in onore delle vittime.

Dopo la fucilazione, avvenuta alle 06:10, a scopo intimidatorio i cadaveri scomposti furono lasciati esposti sotto il sole della calda giornata estiva, coperti di mosche, fino alle ore 20 circa. Un cartello qualificava i partigiani fucilati come “assassini”. I corpi, sorvegliati dai militi della Muti che impedirono anche ai parenti di rendere omaggio ai defunti, furono pubblicamente vilipesi e oltraggiati in tutti i modi dai fascisti e dalle ausiliarie della RSI; inoltre, per intimidire la popolazione e togliere ogni appoggio alla Resistenza, i militi fascisti obbligarono, armi alla mano, i cittadini in transito, a piedi, in bicicletta o sui tram, ad assistere allo “spettacolo”.

Ecco i nomi dei quindici martiri fucilati il 10 agosto 1944 a piazzale Loreto:

  1. Gian Antonio Bravin, 36 anni
  2. Giulio Casiraghi, 44 anni
  3. Renzo Del Riccio, 20 anni
  4. Andrea Esposito, 45 anni
  5. Domenico Fiorani, 31 anni
  6. Umberto Fogagnolo, 42 anni
  7. Tullio Galimberti, 21 anni
  8. Vittorio Gasparini, 31 anni
  9. Emidio Mastrodomenico, 21 anni
  10. Angelo Poletti, 32 anni
  11. Salvatore Principato, 51 anni
  12. Andrea Ragni, 22 anni
  13. Eraldo Soncini, 43 anni
  14. Libero Temolo, 37 anni
  15. Vitale Vertemati, 26 anni

Ginevra Leone

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