Aprile 20, 2024
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La “finta paura” tipica dell’halloween provoca il rilascio di trasmettitori che promuovono il benessere. A spiegare il fascino dell’orrore è Antonio Uccelli, neuroscienziato, Direttore Scientifico del San Martino di Genova. Di conseguenza ecco il titolo: per i neuroscienziati Halloween fa bene al cervello.

I segnali della paura nascono dall’amigdala

un nucleo a forma di mandorla situato nel profondo del cervello, che modula la risposta alla paura. In una situazione attivante, potenzialmente pericolosa, l’amigdala stimola l’ipotalamo. Tutto ciò attiva a cascata il sistema nervoso simpatico e il sistema corticale surrenale provocando un flusso improvviso di ormoni e innescando la risposta di lotta o fuga”.

All’interno della risposta di lotta o fuga, attraverso questi sistemi, tra cui l’aumento di adrenalina, aumenta la vigilanza e reattività agli stimoli esterni. Per prepararsi al confronto, accelera la frequenza cardiaca e l’afflusso di sangue ai muscoli, la respirazione accelera e i livelli di glucosio nel sangue aumentano, dando al corpo una rapida carica di energia, pronto per l’azione.

Sebbene abbiamo compreso alcuni aspetti delle reti neurali della paura e di come coordinano il comportamento, ci sono ancora molte incognite

precisa Matteo Pardini, Professore Associato di Neuroscienze del San Martino e dell’Università di Genova ed esperto di scienze cognitive. “Quando siamo esposti a stimoli sensoriali o a un ambiente potenzialmente minaccioso, nel cervello attiviamo due vie. La prima è veloce: le informazioni vengono trasferite al talamo sensoriale e quindi all’amigdala, consentendo un’azione immediata agli stimoli minacciosi. La seconda via è un percorso più lento e indiretto. Le informazioni inviate dal talamo alla corteccia, colpendo lo strato più esterno del cervello, associato alla coscienza, al ragionamento e alla memoria.

Questo consente di analizzare la minaccia e ci consente di determinare se siamo in pericolo reale

“Non sappiamo esattamente dove si manifesti la sensazione di paura nel cervello. E’ probabile che provenga dall’attivazione coordinata di una rete che coinvolge più regioni cerebrali. Nelle forme ricreative della paura dai film horror ai racconti per bambini c’è tuttavia un punto giusto in cui il contesto non è troppo terrificante. Ma nemmeno troppo addomesticato. In quel punto, un’ondata di paura seguita rapidamente da una di sollievo provoca il rilascio di trasmettitori che promuovono il benessere nel cervello – endorfine e dopamina – e che innescano una scarica di euforia. Inoltre, è importante tenere a mente che ognuno di noi ha una propria linea di confine oltre al quale la paura innocua può scatenare angoscia”. 

Francesca Rampazzo

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