Marzo 29, 2024
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La Corte di Cassazione francese ha confermato il verdetto, i dieci brigatisti italiani non vengono estradati dalla Francia. Quindi? È giusto o sbagliato? I 10 brigatisti cosa meritano?

Esplorerei un po’ di aspetti prima di dare una risposta certa, ammesso e non concesso che esista

Sicuramente a 20 anni è difficile percepire i sentimenti di un’epoca passata, capire le motivazioni
che hanno portato a determinate scelte o la rabbia che si provava.
Eppure anche io sono arrabbiato, e anche tanto. Vivo sotto la direzione del governo più a destra
della repubblica, vedo il rifiuto del riconoscimento dei figli di coppie omogenitoriali, vedo 90 corpi
trascinati dal mare sulle nostre rive, senza nessuno che si scusa.
La mia rabbia è difficile contenerla e uso tutti i strumenti che ho a disposizione per poterla
esprimere, sperando che qualcuno mi ascolti.
Ma nessuno ascolta, a tutti piace dire che i giovani sono il futuro ma nessuno dà peso alle loro
parole, sono semplicemente un esercizio retorico per pulirsi la coscienza da un immobilismo
sociale e culturale inculcato nelle vecchie generazioni.
Forse è per questo che non riesco completamente a criticare i dieci militanti di estrema sinistra per
cui la corte francese si è espressa per negare l’estradizione.
Ovviamente la prima reazione, quella di pancia, è uguale per tutti. Hanno attentato alla vita di più
persone e per questo devono pagare, il tempo non cura le ferite.

Quale deve essere il costo per i brigatisti?

La strage di piazza Fontana, solo per citarne una, ci insegna come la magistratura italiana nei
processi politici (e si, esistono i processi politici) faccia un po’ d’acqua…
Si segue prima la pista anarchica che porta alla morte di Giuseppe Pinelli e all’arresto di Pietro
Valpreda, rilasciato, sicuramente, troppi anni dopo.
Se vediamo gli altri processi sulle altre stragi sicuramente non possiamo essere contenti, continui
depistaggi attuati sia dalla nostra classe dirigente che da uomini di potere, lobbisti o massoni.
Le istituzioni quindi hanno creato sfiducia nei loro confronti, dimostrando irrazionalità causata
probabilmente dalla fretta di voler chiudere dei processi così importanti.
Io credo però che lo Stato sia un entità superiore, che vada sopra l’irrazionalità o la rabbia della
gente comune e che quindi debba garantire l’equilibrio che abbiamo accettato nel contratto firmato
alla nostra nascita.
Gli abbiamo donato tutte le nostre libertà, è il minimo che possa fare.

Quando lo stato diventa irrazionale cosa si può fare?

La mia risposta, un po’ sognatrice, è fare la rivoluzione, come anche i Giacobini hanno suggerito e
quindi istituzionalizzato nella loro dichiarazione dei diritti e dei doveri dell’uomo e del cittadino.
“Quando il Governo viola i diritti del popolo, l’insurrezione è per il popolo e per ciascuna parte del
popolo il più sacro dei diritti e il più indispensabile dei doveri.”
Credo che sia proprio questo ad aver portato delle persone comuni a cercare di alzare la testa, con
metodi forse sbagliati ma con finalità meritevoli, che vanno aldilà delle ideologie.

Hanno praticamente buttato la loro vita per cercare di migliorare la condizione della collettività, chi
siamo noi per criticarli così aspramente?
Sui metodi si può dibattere per ore, ma spesso è solo un’arma per distrarre le masse e scordarsi
delle reali rivendicazioni.
Il punto del discorso è che un processo giusto, coerente e non “politicizzato” difficilmente si possa
avere ed è anche capibile.
Probabilmente anche i 10 militanti credevano nel mio sogno ma si son dovuti accontentare di altro.
La Francia è sempre stato un avamposto culturale e politico importantissimo, fin dai tempi del
fascismo moltissimi leader antifascisti per cercare riparo dalla tirannia si sono rifugiati lì.
Negli anni ottanta, 1985 per la precisione, il presidente socialista François Mitterand fece diventare
la Francia ancora più attiva politicamente.
Per andare incontro a dei combattenti politici e per mettere una toppa all’irrazionalità, anche
giustificabile, dei paesi colpiti da atti di terrorismo politico il presidente annunciò la dottrina che
prese il suo nome per cui se l’autore del atto avesse rinunciato a ogni forma di violenza politica
avrebbe avuto diritto all’asilo politico in Francia.
Questa dottrina ha permesso a molte persone di potersi riabilitare e crearsi una nuova vita, con
tutte le difficoltà che porta un “esilio”.
Per esempio Roberta Cappelli, una dei 10 condannati presi in esame, in Francia ha fatto
l’insegnante per i bambini che soffrono di disabilità, Marina Petrella si occupa di un associazione
per aiutare le persone anziane, Giovanni Alimonti ha fatto il traduttore.
In Italia, per dei reati commessi a 20 anni, avrebbero buttato la loro vita, in Francia sono riusciti a
rinascere.

La corte di Cassazione francese ha dunque sbagliato?

Io credo di no, forse l’estradizione dei dieci brigatisti sarà giusta quando riusciremo a garantire un equo processo e quando l’articolo 27 della nostra costituzione, per cui la pena deve essere rieducativa, sarà realmente preso in considerazione.
Ma fino a quel momento no, chi sbaglia paga, ma con razionalità.

Cristian Morgante

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