Aprile 24, 2024
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Si, fatevene una ragione Babbo Natale è un turco americano. Uno dei cavalli di battaglia di certi benpensanti, a destra come a sinistra passando per il centro è: “basta con queste americanate”. Lo dicono a proposito di Halloween e lo tirano fuori ogni qual volta qualcosa non entri nella loro ristretta mentalità, più chiusa di un Rach di JR ai tempi di Dallas.

Quando si parla di Natale tradizionale si cita qualcosa che non esiste più (un po come la famiglia tradizionale) e che dovrebbe essere rappresentato dal Presepe, umile ma onesto. Niente albero di natale (perchè anche quello di certo non è italico) e dalla messa di mezzanotte (dreceti e decretini permettondo). Punto!

Ora per quei pochi che non lo sapessero ancora farò umilmente un ripasso

Partiamo da San Nicola che non era un lappone ma un turco nato in Grecia

Il Babbo Natale: Il murale dell’artista Tvboy dedicato a Babbo Natale realizzato a Milano e rimosso nel 2018
Il murale dell’artista Tvboy dedicato a Babbo Natale realizzato a Milano e rimosso nel 2018 perchè raffigurante un babbo natale turco arreastato dalla polizia.

San Nicola, oggi conosciuto come Babbo Natale, nacque in Grecia attorno al 280 dc. In seguito venne nominato vescovo di Myra, cittadina romana dell’Asia Minore, nell’attuale Turchia. Le sue reliquie sono custodite nella cripta della Basilica di Bari e vengono celebrate il 6 dicembre. Ma è a Myra che ha trascorso gran parte della vita e ancora oggi vi si trova la sua tomba, scavata nella necropoli che oggi è uno dei siti archeologici più suggestivi della Turchia. Ed è da quella città che sono nate le numerose leggende collegate all’elargizione di doni ai poveri e ai bisognosi. Racconti che hanno fatto sì che, nei secoli, questa figura si trasformasse, appunto, nel celebre Babbo Natale ( ma le opere di beneficenza non andrebbero fatte in silenzio? Sic).

Babbo Natale un turco americano griffato Coca Cola

Babbo Natale un turco americano: ok facciamo il Natale tradizionale senza Santa, albero di natale, pomodoro, polenta, cioccolata e caffè

Ok ok, come ogni Natale, starete pensando: ecco che spunta fuori il solito saputello che fa la grande rivelazione: “Sapevate che Babbo Natale è bianco e rosso perché sono i colori della Coca-Cola?”. Seguono sussulti di sorpresa e amare considerazioni sulla pervasività del marketing se non del capitalismo in generale.

Poi qualcuno alza il dito ed esclama con quella vocina saccente “eh ma ci sono disegni riguardanti Babbo natale in rosso e bianco con il verde antecedenti alla pubblicità della coca cola”.

Vero, molto vero. Ma a parte l’istintivo mal di pancia derivante dall’immagine di un Babbo Natale sovranista vestito con il tricolore… …potrei obbiettare che una cosa è che ci sia qualche disegno in cui sia già vestito con tali colori, altra cosa è imporre un modello e renderlo universale come fece la Coca Cola con il buon vecchio Santa Claus.

Quindi si, in pratica Babbo Natale è realmente un turco americano inventato dalla Coca Cola.

Perchè prima di quella campagna publicitaria datata 1931 nessuno conosceva Babbo Natale e fu quella campagna a renderlo un simbolo nel simbolo attraverso le campagne pubblicitarie che tutti conosciamo.

Vabbè e quindi?

Eh. Scusate. Come direbbe Eduardo de Filippo. Ma volevo scrivere un articolo sul Natale e mi è venuta voglia di raccontarvi la mia versione delle cose. Anche perché alla fine è evidente che le cose più belle siano quelle meticciate, mischiate, imbastardite. Del resto cosa mangeremmo oggi a pranzo se non avessimo importato gli spaghetti dalla Cina (chissà se esisteva già un coronavirus cinese a quel tempo). Anzi vi dirò di più.

Pranzo di Natale a ognuno la tradizione che si merita

Dopo quanti anni una prassi diventa tradizione? (Tipo mangiare la pastiera a Natale che per chi vi scrive è una bestemmia?) Però se oggi fossi il presidente del consiglio mi divertirei a fare un DPM, no un DPCM, no scusate un SCFMDOR… vabbè ci siamo capiti… un decreto in cui vieterei per legge alle varie regioni di usare prodotti esterofili (come fece un certo personaggio pelato, vestito di nero durante un periodo chiamato ventennio). Dunque via dalle tavole nell’ordine: lo zenzero (provienente dall’estremo oriente); pomodori e patate (americani); niente cioccolata (proibita anche dalle leggi del venennio). Dalle tavole dei “lumbard” tassativo sparisca la polenta ( il mais venne importato in Europa dalle Americhe nel XV secolo) ma che non ridano i napoletani poichè anche il caffè è proibito ma sostituibile con la “ciofeca” che ho provato e posso confermarvi trattasi di una vera ciofeca (ndr).

Però il panettone lo possiamo mangiare… …L’è ‘l pan del Toni

Il cuoco al servizio di Ludovico il Moro fu incaricato di preparare un sontuoso pranzo di Natale a cui erano stati invitati molti nobili del circondario. Purtroppo il dolce, dimenticato per errore nel forno, quasi si carbonizzò. Vista la disperazione del cuoco, Toni, un piccolo sguattero, propose una soluzione: «Con quanto è rimasto in dispensa – un po’ di farina, burro, uova, della scorza di cedro e qualche uvetta – stamane ho cucinato questo dolce. Se non avete altro, potete portarlo in tavola». Il cuoco acconsentì e, tremante, si mise dietro una tenda a spiare la reazione degli ospiti. Tutti furono entusiasti e al duca, che voleva conoscere il nome di quella prelibatezza, il cuoco rivelò il segreto: «L’è ‘l pan del Toni». Da allora è il “pane di Toni”, ossia il “panettone”.

Anche il Pandoro a tavola ma non per i leghisti

Eh si, perchè se è vero che Roma è ladrona è anche vero che il pandoro trova le sue origini nell’atica Roma. Se ne fa menzione in uno scritto minore che risale al primo secolo d.C., ai tempi di Plinio il Vecchio, che cita un cuoco di nome Vergilius Stephanus Senex, che preparò un “panis” con fiori di farina, burro e olio. Tale ricetta fu poi “rubata” dai nobili veneziani che intorno al XIII secolo la proposero sulle proprie tavole con il nome: “pan de oro

Tana libera tutti ma anche il turco americano

Ok anche i turchi hanno fatto cose buone. Ora però non vorrei scatenare ire funeste con questa frase poichè confesso di amare Il Premio Nobel turco Orhan Pamuk, il grande fotografo Mustafa Bozdemir, di essere innamorato di Istanbul e di sognare di visitare Troia (eh si è in Turchia).

Qual’è il senso di questa mia disordinata discernazione? Che nella vita ho imparato che nulla è davvero tradizionale e che si possono amare e tramandare le tradizioni senza però osteggiarne le variazioni che a loro volta diventeranno tradizione. Non voglio minimamente immaginare un mondo senza pizza (ndr).

Allo stesso modo dobbiamo imparare a distinguere il popolo da chi lo governa, perchè altrimenti faremmo il gioco di tiranni e oppressori che siano cinesi, turchi, siriani, palestinesi, curdi o venezuelani. Perchè ogni cultura che si mischia alla nostra potrà solo arricchirci e migliorarci. Mentre dovremmo sforzarci sempre di più (chi vi scrive per primo) di cercare di capire il contesto di quanto avviene, provando a comprendere ciò che per noi appare incomprensibile. Un po’ come il senso del natale meravigliosamente inafferrabile e diverso per ognuno di noi.

Ora scusate ma devo andare a infilarmi il maglione con le renne guidate da Dart Fener.

Buon Natale

Giovanni Scafoglio

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